Il “potere soffice” de Il Volo

Il mio articolo, pubblicato il 5 novembre scorso su Il Sussidiario, “IL VOLO/ Un successo mondiale che fa bene al ‘made in Italy, era stato originariamente intitolato da me: “Il potere soffice de Il Volo” ma poi la redazione lo ha cambiato (tagliando anche alcune frasi per esigenze di spazio; il testo integrale è pubblicato qui sotto).

Il termine soft power (potere soffice) si riferisce alla lingua, veicolata attraverso la musica, che ha una capacità seduttiva senza uguali e può aiutare ad accrescere l’attrattività ed il prestigio di una nazione nel mondo. Questo gli americani lo hanno capito da tempo e sostengono con determinazione i loro artisti e la loro musica. Gli inglesi non sono da meno e la regina Elisabetta ha nominato baronetti numerosi artisti quali i Beatles, Mick Jagger, Elton John e Tom Jones – diventato famoso grazie alla sua voce profonda e sensuale – poiché contribuiscono a diffondere la musica e la cultura inglese nel mondo.

Oltre a possedere uno straordinario talento, i componenti de Il Volo stanno svolgendo un ruolo straordinario nel promuovere la lingua e cultura italiana all’estero, ma anche nel propagare una immagine positiva del nostro paese e del nostro stile di vita. Non si contano i fan che dichiarano di studiare o di voler studiare l’italiano per comprendere e cantare le loro canzoni, ma anche di quanti estendono l’ammirazione per il trio a tutta l’Italia. Per non parlare dei fan di altre nazioni europee e addirittura d’oltreoceano che vengono nel nostro paese solo per assistere ai loro concerti, favorendo quindi anche il turismo.

La caratteristica che li rende unici nel panorama musicale internazionale è la loro capacità di raggiungere un pubblico estremamente eterogeneo e trasversale, dagli estimatori della “musica colta” agli amanti del pop, compresi in una fascia di età che va dai 13 agli 80 anni, e forse oltre. Ovunque vadano suscitano un entusiasmo paragonabile solo a quello degli idoli del passato, i loro concerti fanno il tutto esaurito pochi giorni dopo la messa in vendita dei biglietti, i loro incontri con il pubblico scatenano episodi di delirio collettivo da parte di giovanissimi che intonano arie di opere liriche o vecchie canzoni italiane come se fossero gli ultimi successi degli One Direction, sotto lo sguardo allibito dei genitori.

Per questo motivo dovrebbe essere interesse di tutti noi sostenerli. Un maggior prestigio per il nostro paese si traduce in benefici per il turismo e per l’economia. Inoltre, se più persone vogliono studiare la nostra lingua (che è già la 4^ più studiata al mondo) si aprono nuove opportunità di lavoro per i nostri giovani in Italia e all’estero. Basti pensare a quanto sono richiesti in ogni paese gli insegnanti di madrelingua inglese, anche se in possesso di una semplice certificazione.

Il Volo conta più di 4000 fan club (creati e gestiti dai fan), sparsi in ogni angolo del pianeta, che si dedicano anche alla promozione del nostro paese, della nostra cultura e organizzano persino lezioni di italiano online attraverso i testi delle canzoni che fanno parte del repertorio de Il Volo.  Nel sito americano, ad esempio, si possono trovare persino ricette di cucina: Il Volo Flight Crew

Una buona parte della nostra stampa, invece, continua purtroppo a stroncarli o ignorarli, schierandosi a favore dell’omologazione culturale sul modello anglosassone.

Gli italiani sembrano avere difficoltà ad assimilare un concetto molto semplice ed elementare che invece questi tre giovanissimi hanno compreso benissimo: uniti si vince. Loro hanno capito che il gioco di squadra è l’arma vincente per spiccare il Volo e raggiungere le vette del firmamento.

Dovremmo tutti prendere esempio da questi giovanissimi e brillanti talenti made in Italy.

Il “potere soffice” de Il Volo

Il gruppo musicale Il Volo è attualmente la band italiana più famosa nel mondo. Il loro successo planetario non è dovuto solo al loro innegabile talento ma è anche frutto di un connubio perfetto tra diverse sinergie che si combinano e si completano tra loro per formare un modello unico ed ineguagliabile.

Rappresentano un fenomeno atipico nel panorama musicale internazionale, in primo luogo per la eterogeneità e la trasversalità del pubblico che li segue – e li adora – dagli estimatori della “musica colta” agli amanti del pop, compresi in una fascia di età che va dai 13 ai 70 anni, e forse oltre. Ovunque vadano suscitano un entusiasmo paragonabile solo a quello degli idoli del passato, i loro concerti fanno il tutto esaurito pochi giorni dopo la messa in vendita dei biglietti, i loro incontri con il pubblico scatenano episodi di delirio collettivo da parte di giovanissimi che intonano arie di opere liriche o vecchie canzoni italiane come se fossero gli ultimi successi degli One Direction, sotto lo sguardo allibito dei genitori.

Gli ingredienti che contribuiscono a creare questa eccellenza tutta italiana sono innanzitutto le voci, ovviamente, tutte e tre stupende, molto diverse tra loro ma complementari; c’è quella baritonale di Gianluca, calda, profonda e sensuale, quella da tenore di Piero, possente e vibrante, e quella intensa, svettante e dall’incredibile estensione vocale di Ignazio, che dice scherzosamente: “Con noi si paga uno e si prende tre, perché è come assistere a tre concerti in uno”.  Quando cantano da solisti sono tutti e tre superlativi ma quando le loro voci si integrano, si fondono e si amalgamano l’effetto è dirompente e spinge il pubblico ad alzarsi spontaneamente in una ovazione sentita e corale. Si definiscono “Three voices, one soul” (tre voci, una sola anima) e, in effetti, quando cantano in coro le loro voci rimangono ben distinte e non si sovrappongono ma si combinano per produrre un suono unico straordinario che incanta l’audience. Un altro ingrediente è la loro forza interpretativa e la passione che trasmettono. Questi tre giovani talenti riversano tutta la loro anima nei brani che cantano e riescono a coinvolgere emotivamente il pubblico come pochi. E’ difficile spiegare a parole la magia che emana dalla fusione delle loro potenti voci e dalle loro appassionate esecuzioni perché va a toccare corde profonde, e chi è troppo concentrato ad esaminare tecnicismi e a cogliere eventuali imperfezioni forse non riesce a sentirlo.

L’altro elemento vincente è la loro simpatia e la bravura nel coinvolgere e stabilire una empatia con il pubblico. Tra una canzone e l’altra intrattengono le platee, comportandosi in teatri gremiti da migliaia di persone come se si trovassero ad una festa tra amici, prendendosi in giro a vicenda, scherzando ed interagendo con gli spettatori. E’ stupefacente vederli trasformarsi in un attimo da simpatici burloni in consumati artisti in grado di interpretare brani difficilissimi con grande passione ma anche con una invidiabile scioltezza. Possiedono una delle abilità che più ammirano e ci invidiano all’estero, la capacità di far sembrare facile e naturale ciò che richiede invece grande impegno e competenza. E’ infatti evidente che la perfetta sincronizzazione tra loro e con l’orchestra è il frutto di ore e ore di studio e di preparazione dietro le quinte, e che tutta l’organizzazione è il risultato del lavoro congiunto di validi professionisti. I tre giovani eseguono brani melodici anche in inglese, spagnolo e francese con pronunce impeccabili, quasi fossero di madre-lingua, perfezione che richiede evidentemente un impegno notevole, sia da parte loro sia da parte di chi li istruisce. Diego Basso, il direttore d’orchestra che li segue in tour, conferma: «Sono tre ragazzi assolutamente professionali, studiano continuamente, discutono, si perfezionano». Anche la loro immagine è attentamente curata, dal taglio dei capelli agli abiti di design rigorosamente italiani, che evidenziano l’arte della “spezzatura”, cioè quell’eleganza disinvolta e mai ingessata, dieta ferrea e allenamento in palestra. Gli adolescenti paffutelli di Ti lascio una canzone si sono trasformati in attraenti giovanotti che fanno battere il cuore delle fanciulle di tutto il mondo. Con i loro visi puliti, i modi garbati e l’aspetto da bravi ragazzi conquistano nonne, mamme e figlie.

Il Volo è certamente una brillante operazione di marketing che risponde alla grande domanda di Italia che c’è nel mondo, realizzata grazie all’intuito e alla lungimiranza di manager e produttori, ma è diventata anche un efficace strumento di promozione del nostro paese. Intento esplicitato più volte dai ragazzi: “Il nostro sogno è di far conoscere al mondo la bellezza della nostra musica e del nostro paese”. E ci sono riusciti. Perché questi tre giovani non diffondono solo la nostra musica ed il belcanto ma incarnano tutto ciò che rappresenta l’essenza dell’italianità tanto apprezzata dagli stranieri: la bellezza e l’eleganza unite alla disinvoltura e alla simpatia, il talento, la competenza e la professionalità uniti alla spontaneità e alla semplicità. Leggendo i commenti entusiastici in molteplici lingue, in calce alle centinaia di video caricati su Youtube dai loro fans, ci si rende conto di quanto sono famosi, amati e ammirati in ogni angolo del pianeta, e di quanto l’amore e l’ammirazione per loro si riverberi poi anche sull’Italia.

Inoltre, svolgono un importante ruolo nel diffondere la nostra lingua. Non si contano i fans che dichiarano di studiare o di voler studiare l’italiano per comprendere e cantare le loro canzoni. E’ emozionante ascoltare il pubblico di San Pietroburgo, di Detroit, di Londra o di Vienna cantare a memoria “Grande Amore” e altre canzoni del loro repertorio. La lingua, veicolata attraverso la musica, ha una capacità seduttiva senza uguali e può aiutare ad accrescere l’attrattività ed il prestigio di una nazione nel mondo, questo gli americani lo hanno capito da tempo. E’ chiamata soft power (potere soffice), cioè la capacità di attrarre, ricevere consensi, migliorare reputazione e desiderabilità senza bisogno di essere una grande potenza economica o militare. Il Volo è l’unica realtà italiana ad aver ottenuto un gradimento globale che coinvolge ogni continente e persone di tutte le età ed estrazioni sociali, i loro CD escono simultaneamente in più di 50 paesi, ed è per questo motivo un potente mezzo di propagazione della nostra lingua e cultura.

Il grande pubblico italiano li acclama perché ne apprezza evidentemente il talento e la bravura ma si rende anche conto che questi giovani proiettano una immagine positiva del nostro paese. Infatti, i commenti più diffusi in rete sono: “Siete il nostro orgoglio!”. Aldo Cazullo, nel Corriere, vi ravvisava una voglia di riscatto: “Dopo anni in cui abbiamo pensato che essere italiani fosse una sciagura, sentiamo il bisogno di pensare che essere italiani sia una fortuna». In realtà, questi talentuosi artisti hanno dimostrato che essere italiani è una fortuna, ribaltando l’idea, propagataci da anni proprio dai media, che per essere credibili nel mondo dovevamo abbandonare la nostra identità, la nostra cultura ed il nostro stile di vita per adottare quello d’oltreoceano. Questi ragazzi amano il loro paese e lo gridano al mondo, senza vergognarsi di mostrare i loro sentimenti, l’attaccamento alle loro famiglie e la sincera amicizia che li lega. L’affiatamento e la complicità tra loro è tangibile e commuove le platee, osservandoli non si percepisce mai competizione o invidia ma, al contrario, ammirazione e rispetto gli uni per gli altri. Sono divi internazionali eppure si comportano con i loro fans come gli amici della porta accanto, sempre gentili, semplici e disponibili, quasi non si rendessero pienamente conto di quello che sono diventati agli occhi del mondo. Rappresentano la prova che il merito e l’impegno vengono premiati anche in Italia.

Questi tre giovanissimi sono un esempio per tutti, hanno dimostrato che uniti si può raggiungere qualsiasi traguardo, un concetto difficile da far assimilare ad un popolo solitamente individualista e diviso da rivalità e invidie come il nostro. In una intervista, alla domanda di un giornalista che chiede ad Ignazio chi gioca meglio a calcio, lui risponde: “Piero prende la palla, io la passo e Gianluca segna”. “Gioco di squadra anche nel calcio” commenta il giornalista. E Ignazio replica: “Certo, se segna Gianluca vince Il Volo, no!?”

Chissà se un giorno saremo in grado di aggiungere: “E se vince una nostra eccellenza, vinciamo tutti, no?!”

 

18 commenti

  1. Non avrei saputo dire di meglio! Bravissima. Quello che dici è vero su TUTTI i fronti.
    Patriottismo (o unità, come si vuole) è un concetto ormai neanche fantasma. Esempio, forse stupido, ma che credo renda: coppa di calcio europea, la più seguita: finale tra una squadra italiana e una straniera. Garantito che in Italia, invece di tifare per gli italiani, chi non tifa quella squadra si schiera con gli stranieri! E ce ne sarebbero tante di cose da dire! Tornando all’articolo, che mi fa molto piacere di averlo potuto leggere intero (al solito vanno a tagliare parti che non si dovrebbe), ribadisco quanto sia d’accordo. Quante cose positive possono derivare dalla “spinta” data da questi meravigliosi ragazzi? E soprattutto se fossimo uniti? Mi viene una gran rabbia e una grande amarezza a pensare come è “ridotta” l’Italia…
    Poi, perdonami, ma parlando di giornalisti… mmm! BRUTTISSIMA razza! So che ci sono anche quelli bravi, quelli Veri, che vorrebbero riportare le cose per bene, ma … sono una minoranza impressionante, e credo, ahimè, che tante volte siano anche costretti a scrivere come e cosa vogliono i direttori dei giornali.
    Di solito, soprattutto quelli televisivi, sembrano far di tutto pur di costruire un castello su uno spillo, pur di dare una notizia (più facilmente abbastanza falsa o molto distorta), venderebbero anche non so cosa! Mi dispiace, ma non li posso proprio vedere! Sono capaci di rovinare la vita di una persona, pur di fare il servizio.
    Quello che sapevo io era che un buon giornalista dovrebbe riportare i fatti, esattamente come sono avvenuti, senza mettere opinioni personali e, prima di pubblicare, accertarsi che il tutto sia vero e confermato. All’attualità io vedo solo interessi personali a scapito (o sciacallaggio, sarebbe meglio) altrui.
    Chiedo scusa. Credevo avrei scritto di meno.. ^////^ Alla fine è uscito il mio solito papiro.
    Grazie per aver messo l’articolo intero, con cui concordo alla grandissima, e complimenti!
    Ciao!

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    • Grazie. In effetti, sono anni che cerco di promuovere le eccellenze del made in Italy, attraverso questo blog, gruppi Facebook ed i miei articoli, per contrastare il disfattismo dei media nazionali che presentano solo l’aspetto più deteriore del nostro paese, diffondendo purtroppo anche all’estero una immagine dell’Italia che non corrisponde alla realtà. E Il Volo è certamente una eccellenza italiana che merita tutto il nostro sostegno.

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      • buongiorno Patrizia, ho postato un mio commento al tuo nuovo interessantissimo contributo sulla pagina di Facebook sulla quale scrivo abitualmente; ma ora vedo che è possibile postare un commento anche qui , e perciò ho pensato di portare alla tua attenzione le mie riflessioni che in sostanza approvano in toto le tue! eccole dunque :
        L’analisi del concetto di soft power, condotta da Patrizia Ciava in questo suo nuovo contributo, mi ha immediatamente stimolato due ricordi letterari, il romanzo di Silvio Pellico “Le mie prigioni”, di cui si disse che era costato all’ Austria più “sangue” di una battaglia perduta, e l’altro capolavoro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, che con le sue scarne paginette, prive di qualsiasi accusa o contumelia, tolse di mezzo gli ultimi dubbi, se ancora potevano residuare, sull’efferatezza e la bestialità del dominio nazista. Questi sono esempi di soft power, cioè di conquiste che vengono effettuate non con la forza dirompente delle armi, con la coartazione dei popoli, con il predominio economico o militare, ma con una persuasione che si diffonde sottilmente nella mentalità della gente attraverso una sorta di fascinazione collettiva che può provenire, tra vari altri aspetti, anche da un’opera d’arte, da un modo musicale, da un indirizzo letterario. Come dice bene Patrizia, questa possibilità, che da tempo è stata recepita benissimo da inglesi e americani, non riesce a sfondare tra le italiche intellighenzie , che si ostinano a denigrare molte delle nostre eccellenze all’estero, nonostante sia noto a tutti come un’ondata di ammirazione per qualcosa che sia italiano, non può che provocare benefiche conseguenze, come un aumento del turismo in Italia, ma anche un moltiplicarsi di posti di lavoro per giovani italiani all’estero. Una di queste eccellenze riguarda proprio la diffusione del belcanto, un must degli stranieri quando pensano all’ Italia, e sappiamo tutti quale potere abbia la musica nell’emozionare le persone, nel creare vere e proprie passioni per qualcosa, nell’ influire su mentalità e comportamenti. Perciò ben venga, come dice Patrizia Ciava, il soft power del Volo:stiamo assistendo anche in questi giorni, nel giro promozionale che stanno compiendo in Messico, Stati Uniti, Brasile e Argentina, a moltitudini di fan osannanti, che li accolgono, li applaudono, cantano le loro canzoni in lingua italiana. Arriverà un giorno in cui anche sui cosiddetti “giornaloni”, che finora li hanno snobbati in maniera totale, sentiremo parlare di questi ragazzi per illustrare la loro opera di divulgazione dell’italianità all’estero, e non per denigrarli perchè sono costruiti a tavolino, perchè sono tronfi e spocchiosi, perchè devastano le camere d’albergo? Io dico di sì: non bisogna disperare, talvolta anche i miracoli avvengono

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    • Sono pienamente d’accordo su tutto quello che hai scritto e sul bellissimo articolo di Trishadria, io credo che sono le case discografiche italiane che per paura che i propri artisti vengano totalmente sopraffatti dalla voce, dalla musica e dal genio de il Volo, e quindi perdere i loro capitali, ordinano ai loro peggiori giornalisti mercenari per vomitare il loro veleno e la loro cattiveria su il Volo, pagandoli, o agli pseudo critici (tutti sgradevoli, ignoranti, incompetenti e di nessun gusto artistico, semplici capre -e con questo non voglio offendere le vere capre che sono dolci animali migliori di loro) . Credo che questa feccia di critici dovrebbero essere anch’essi insultati e screditati con peggiori frasi del loro pessimo linguaggio, solo per fargli capire quanto male fanno. Per quanto riguarda poi quei pochissimi commenti offensivi sotto i migliaia di video su you tube, ho notato che sono postati sempre dalle stesse pochissime persone le quali secondo me sono (inconsciamente ) i più grandi ammiratori dei nostri magnifici ragazzi de il Volo, per il semplice motivo che sono i più assidui loro ascoltatori, infatti per commentarli devono andare sempre nei loro video. A me se non piace un artista non vado mai sui suoi video, semplicemente li ignoro e non sto dalla mattina alla sera a postare insulti o parolacce offensive. Per finire voglio fare i miei complimenti a questo sito, che unisce migliaia di splendide e care persone da tutto il mondo, questo sito lo seguo da tantissimo tempo, ogni giorno, come ogni giorno e più volte al giorno ascolto la musica del Volo, è una medicina quotidiana talmente benefica che fa bene al corpo e all’anima, ma sopratutto alla pace degli esseri umani.

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  2. Inutile dire che condivido ogni parola di quest’articolo….condivido anche il pensiero di una lettrice che ha commentato prima di me: i giornalisti e, aggiungo io, i critici italiani sono una bruttissima razza!! ( con tutto il rispetto per quei pochi che svolgono il loro lavoro con serietà). La frase che più mi è piaciuta è questa: “e se vince una nostra eccellenza, vinciamo tutti no!?” È proprio cosi! Quando il Volo riempie i più importanti teatri del mondo, vince tutta l’Italia; quando il Volo calca i più importanti palcoscenici duettando con le più grandi stelle internazionali e mondiali, vince l’Italia; quando il Volo viene premiato con un Billboard, a soli 20 anni, ha vinto l’ Italia; quando il Volo trionfa al Festival di Sanremo, ha trionfato tutta l’Italia, non solo coloro che li hanno votati e sostenuti strenuamente, ma anche i loro detrattori!! Quando, un domani, e glielo auguro di cuore, vinceranno un Grammy, avrà vinto l’ Italia intera con loro!! Tutto questo sembra assurdo per chi li critica, i quali non si sentono minimamente rappresentati da loro, ma, che lo vogliano o no, è la realtà!! Mi auguro che in futuro ci regali altri articoli come questi, perché ne abbiamo bisogno….e spero che in qualche modo possano servire ad aprire qualche mente ottusa!

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  3. Grazie Valeria e Mara Caterina, i vostri bellissimi commenti mi rendono felice di aver affrontato questo argomento. Credo che questi giovanissimi abbiano davvero aperto una breccia con il loro esempio, che forse porterà finalmente alla consapevolezza che essere italiani è una fortuna e all’auspicata ri-unione di un paese da sempre diviso in guelfi e ghibellini.

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    • grazie a Lalayasha per l’apprezzamento e grazie a Patrizia, sia per l’apprezzamento che per il suo contributo. Stavo proprio scrivendo pochi minuti fa con le mie amiche come tu, Patrizia, abbia il potere di scrivere cose che stimolano il mio interesse, tanto che non riesco a resistere alla tentazione di risponderti. Complimenti ancora per la tua bravura e per la chiarezza del tuo pensiero! ma una cosa volevo dirti, a mò di diavoletto: la riunione tra guelfi e ghibellini in Italia non avverrà mai!

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      • Mai dire mai, cara Valeria, solo chi è abbastanza folle da voler cambiare il mondo lo cambia davvero….io non voglio cambiare il mondo, solo la testa degli italiani…impresa indubbiamente più ardua ma…..chissà…:)

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  4. Patrizia, trovo molto bello e coraggioso che tu dica che vorresti cambiare la testa degli italiani! io sono piuttosto scettica sull’argomento, ma riuscire ad influire, come fai tu, con i tuoi scritti, anche per una certa parte e in determinate direzioni, sarebbe già molto! Le capacità di certo non ti mancano!

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  5. Ho creato questo blog (e due gruppi Facebook) quando vivevo in Cina, incaricata dal Ministero Affari Esteri di fare attività di promozione dell’Italia presso il nostro Consolato e di insegnare lingua e cultura italiana all’università di Hong Kong. Il mio lavoro era facile con i cinesi che adorano e ammirano l’Italia, come la maggior parte dei paesi, e accoglievano con entusiasmo qualsiasi iniziativa. Il problema era dover combattere contro il disfattismo dei miei connazionali. Persino i nostri rappresentanti istituzionali non facevano che ripetere frasi del tipo: “nel nostro disastrato paese”, “da noi non funziona mai niente“, “sono tutti ladri e corrotti”, “mi vergogno di essere italiano”. Una volta venne il pro-rettore di una importante università italiana per promuovere i suoi corsi e, dopo aver spaventato a morte gli studenti dicendo che l’Italia era in preda a ladri, borseggiatori, criminali, mafiosi, si stupì perché nessuno voleva iscriversi. Uno studente terrorizzato venne a chiedermi: “Ma se vado a studiare in Italia, dovrò pagare anch’io il pizzo alla mafia?”. Non sto scherzando. Immaginate il danno d’immagine?! Per non parlare dei nostri media, i cui articoli venivano tradotti in tutte le lingue, e tutti a prenderci in giro per il bunga-bunga, mentre gli scandali che accadevano in altri paesi venivano subito messi a tacere. Mentre ero lì ci fu lo tsunami in Giappone e il disastro di Fukushima dove emersero i rapporti falsificati sulla sicurezza, la corruzione del Governo che aveva autorizzato la costruzione in cambio di mazzette. Tutto questo fu messo in luce dalla stampa straniera, non dai loro media, e i miei colleghi giapponesi era furibondi perché temevano che avrebbe rovinato l’immagine del loro paese. Un nostro rappresentante, ad una cena con persone di diversi paesi, asserì: “Ecco perché noi non possiamo costruire centrali nucleari, se è successo in Giappone figuriamoci da noi! Sarebbe stato sicuramente peggio, perché in Italia sono tutti corrotti”. Gli tirai un calcio sotto il tavolo e lui mi guardò stupito. “Come se non ci fossero impianti perfettamente funzionanti da noi! Noi siamo chiamati a costruire ponti e dighe in tutto il mondo, la nostra eccellenza è riconosciuta ovunque tranne che in Italia.” ribattei. Ma ormai il danno era fatto.
    Insomma, molti italiani mi sembrano affetti da una forma di autolesionismo patologico. Quindi immaginate la mia gioia e la mia sorpresa nello scoprire questi tre giovani talenti italiani, che vanno in giro per il mondo a dire e mostrare quanto sia bello il nostro paese, il nostro stile di vita, il nostro belcanto. Una boccata di ossigeno, finalmente!!

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    • Sei super in tutto…mi piace quello che hai detto in tutti sensi e aggiungo che questi ragazzi sono super perchè sono veri…perchè parlano sentendo dentro di loro tutto quello che dicono…perchè sono sinceri , soprattutto con se stessi….

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    • mi ha fatto bene leggere questo tuo ultimo commento, Patrizia, perché mi ha aperto gli occhi su un aspetto che non avevo mai considerato: cioè che fossero addirittura gli italiani all’estero a seminare discredito sulla loro stessa patria. So bene che qui tutti ci lamentiamo di tutto, e che le voci sulla corruzione, sulle mazzette, sulla mafia sono…molto più che voci! ma giustamente, una volta varcati i confini, uno dovrebbe sentire soprattutto l’impegno di esibire la “faccia” bella del Paese, gli aspetti positivi, che certo non mancano, anzi, che dico, non solo belli, di eccellenza addirittura! e glissare sulle tante mancanze, indubitabili, è vero, ma quale nazione può dirsene completamente indenne? il compito che ti sei prefissa, da quanto capisco non solo per dovere istituzionale, ma anche per passione personale, non è certo facile, anzi lo trovo immenso, ma “gutta cavat lapidem”, si dice no?, anche successi parziali che pian piano giochino a modificare le mentalità, possono portare ad un miglioramento della situazione, e sarebbero già significativi. E poi sicuramente, in un contesto come questo, il rischio vale la candela!

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  6. Cara Valeria, ti posso dire che a seminare discredito sul paese sono SOLO gli italiani, sia in patria sia fuori. Come un Grillo che in un discorso al Parlamento Europeo va a dire: “Non date soldi all’Italia perché finiscono tutti alla Mafia”. O una Sabina Guzzanti che gira un documentario pieno di falsità pur di colpire l’avversario politico e lo mostra al mondo vanificando l’impegno di centinaia di volontari e operatori e la perfetta organizzazione della protezione civile nell’emergenza. Pochi mesi dopo il terremoto gli aquilani ebbero tutti un tetto sulla testa, scuole e ospedale. Tuttora si sta svolgendo una straordinaria opera di ristrutturazione di una intera città medievale, una impresa mai realizzata al mondo e che avrebbe potuto essere un fiore all’occhiello per tutta l’Italia, un esempio di eccellenza nel mondo, invece continuano a screditarlo per faziosità e opportunismo politico. Molti italiani non capiscono che le notizie negative sull’Italia provengono dai nostri media, la maggior parte dei corrispondenti esteri che operano qui si limitano a copiare e tradurre gli articoli che leggono sui nostri giornali. E, in ogni caso, se un reporter straniero scrive un articolo diffamatorio sull’Italia noi lo elogiamo, lo appoggiamo, diciamo che ci “vergogniamo di essere italiani”, mentre all’estero si irritano, protestano anche ufficialmente, e cercano in ogni modo di soffocarne il clamore. Ricordi l’arresto di Dominique Strauss-Kahn a New York? Furono i media americani a fare scoppiare lo scandalo. Dovevi leggere i commenti dei francesi infuriati perché si erano permessi di toccare un loro concittadino! Dopo pochi giorni non si parlò più della questione. Molti in Italia si chiedono perché all’estero i politici si dimettono appena vengono sfiorati da uno scandalo, la risposta è semplice: per il motivo citato sopra, perché sono stati educati a far prevalere l’interesse della nazione e a preservarne l’immagine, quindi sono pronti a sacrificare i loro interessi privati pur di salvaguardare la reputazione del loro paese. D’altra parte se non lo facessero verrebbero esposti al pubblico ludibrio poiché esiste una forte condanna sociale per chi infanga il nome del proprio paese o gli fa perdere credibilità.

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