All’indomani dell’esito del referendum in Grecia che ha sancito un no deciso alle misure di austerità proposte da Bruxelles, Juncker e il premier francese hanno teso non una, ma due mani alla Grecia: “Ci sono le basi” per arrivare a un accordo. L’Europa non può correre il rischio di un’uscita della Grecia dall’euro” concludendo che “non esistono soggetti tabù” sulla ristrutturazione del debito della Grecia.
Le dichiarazioni seguono il vertice di Parigi tra Angela Merkel e François Hollande, in cui i due si sono detti “disponibili a trattare.”
Dieci erano le “azioni prioritarie” richieste alla Grecia dai suoi creditori – Commissione, europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale –in cambio dei 15 miliardi di euro necessari al governo di Tsipras per scongiurare il fallimento immediato dello Stato. Si riassumono in una parola: “austerità”, cioè più tasse e meno spesa pubblica. Niente di nuovo. La differenza è che domenica scorsa, sulla ricetta preferita da Bruxelles, per la prima volta sono stati chiamati a scegliere i cittadini. E hanno detto NO.
Ora per scongiurare l’uscita della Grecia dall’Eurozona i leader europei si dicono pronti a trattare alle condizioni di Atene.
Ma vi siete chiesti il perché l’Europa non può correre il rischio di un’uscita della Grecia dall’euro? Sarà per affetto? Sarà perché non vogliono separarsi dagli amici greci e si dispiacciono all’idea di non incontrarli più a Bruxelles? Sarà perché Merkel e Hollande, generosamente e amorevolmente, si preoccupano per il futuro dei greci?
Leggendo le dichiarazioni dei leader europei sembrano infatti angustiarsi principalmente per la Grecia e per gli effetti disastrosi che l’uscita dall’euro avrebbe sulla loro economia, senza precisare tuttavia quali sarebbero. Ogni tanto, è vero, accennano anche ai timori per le possibili ed imprevedibili ripercussioni sui mercati finanziari ma sembra una preoccupazione minore rispetto all’apprensione per il futuro della Grecia.
In internet si trovano decine di articoli sulle possibili conseguenze della Grexit, ma provate a leggerli e vi accorgerete che non dicono nulla, sono “fuffa”; usano paroloni come catastrofe, caos, disastro economico, ma senza spiegare di fatto quali sarebbero questi ipotetici scenari apocalittici. Continuano a susseguirsi notizie sullo sfacelo dell’economia greca, affermano che piovono disdette delle prenotazioni turistiche ma quelli che si trovano in vacanza lì dicono: “Nelle isole l’atmosfera è quella di sempre. Santorini è piena: visitatori di tutte le nazionalità e hotel al completo».
Allora proviamo ad immaginarla una uscita della Grecia dalla unione monetaria: dovranno iniziare a stampare moneta propria, ci sarà un ritorno alla dracma che inizialmente sarà svalutata rispetto all’euro. Le esportazioni ne saranno avvantaggiate ma i viaggi all’estero diventeranno più costosi (come lo erano per noi ai tempi della lira) e i greci dovranno accontentarsi delle loro splendide spiagge per trascorrere le vacanze. Col tempo, però, la dracma sarà una realtà ineludibile e il cambio di questa con l’euro tenderà a portarsi ai valori che rispecchiano i fondamentali dell’economia della Grecia. Una volta che la Banca di Grecia non temerà più variazioni eccessive nei confronti della moneta unica potrebbe dare vita con la BCE a un accordo valutario. La Grecia potrebbe così risollevarsi con le maggiori esportazioni e una volta che si sarà ripresa, potrebbe addirittura rientrare nell’Eurozona.
Sarebbe questa la paventata tragedia greca? Difficile crederlo. Ma allora cosa temono veramente i leader europei, oltre evidentemente alla perdita di potere?
Forse nessuno lo sa, ed è proprio questa incertezza che fa paura. I tecnici dell’Eurogruppo hanno stabilito che ogni paese membro dell’Eurozona dovrà preparare uno scenario in vista dell’eventuale uscita della Grecia dall’euro.
Di sicuro l’uscita della Grecia dall’euro diffonderebbe un senso di fragilità e un pericoloso precedente per altri popoli dissanguati ed esasperati dalle misure di austerità imposte da Bruxelles e di paesi in cui il sentimento antieuropeista è diventato molto forte. Infatti, il terrorismo psicologico messo in atto dalla stampa internazionale sembra quasi un ammonimento per altre nazioni che potrebbero avere velleità separatiste: “attenzione, ecco ciò che potrebbe capitarvi!”.
E poi c’è forse il pericolo maggiore, la Grecia fuori dall’euro ha già pronto un partner internazionale dalle spalle larghe pronto ad accoglierla. Si chiama Russia. Un piccolo pezzo d’Europa in mano a Putin. Questo è uno scenario davvero spaventoso per chi muove realmente le fila dell’Europa e che non si trova né a Bruxelles né a Francoforte.