Riforma Madia: dietro le quinte della PA (Pubblica Amministrazione)

Purtroppo mi sembra che la riforma della PA sia l’ennesimo specchietto per le allodole. Colpisce soltanto gli impiegati pubblici, per la gioia di quelli privati, secondo la logica della famigerata “guerra tra poveri” creata ad hoc in base al principio divide et impera (dal latino dīvide et īmpera, letteralmente «dividi e comanda») locuzione tornata oggi in uso, secondo cui il migliore espediente di una tirannide o di un’autorità qualsiasi per controllare e governare un popolo è dividerlo, provocando rivalità e fomentando discordie.

Il problema vero, alla base della ben nota inefficienza della PA, per me che ci lavoro e posso constatarlo ogni giorno, è l’incompetenza, la mancanza di serietà e di una qualsivoglia etica professionale da parte della maggior parte dei dirigenti, assunti spesso solo per meriti politici.

E’ del tutto ovvio, infatti, che ove esistono dipendenti fannulloni significa che non ci sono dirigenti in grado di controllarli e motivarli.

In realtà, nella PA ci sono molti funzionari e impiegati qualificati e competenti, che lavorano con serietà e impegno, ma che non hanno alcuna possibilità di far carriera, a meno di agganciarsi ad uno dei partiti politici maggiori . Gli uffici funzionano grazie al contributo di pochi volenterosi che si vedono poi passare avanti giovani (e meno giovani) arroganti e incompetenti, promossi dirigenti solo perché sono amici o hanno contribuito alla campagna elettorale di qualche candidato politico. Questa situazione, a lungo andare, smorza l’entusiasmo iniziale (che tutti hanno quando iniziano un lavoro nuovo) ingenerando sconforto e frustrazione, a scapito del rendimento dell’amministrazione.

Attualmente esistono due fasce dirigenziali, la prima è ovviamente generosamente retribuita, anche se ora Renzi ha introdotto il limite dei 250.000 euro annui, che non sono comunque bruscolini.

I dirigenti di 1° fascia sono tutti nominati in base ai “meriti” illustrati sopra, mentre la maggior parte di quelli di 2° fascia hanno dovuto superare un concorso pubblico. Questo non garantisce la loro competenza, naturalmente, ma perlomeno l’appartenenza politica non è sempre un fattore determinante.

Tutti i dirigenti, di 1° e 2° fascia, oltre allo stipendio, ricevono un bonus a fine anno, questi benefici vengono distribuiti a pioggia senza che ci sia una reale verifica dei risultati raggiunti, e ne beneficiano solo i dirigenti non gli impiegati che avrebbero eventualmente contribuito a raggiungere quei risultati.

Attualmente è difficile che un dirigente di 2° fascia, entrato per concorso, diventi di 1°, di solito rimane in 2° fascia fino alla pensione (discorso a parte per quanto riguarda il Ministero Affari Esteri, dove la carriera dei diplomatici è regolata da meccanismi diversi).

Ora, la riforma della Madia prevede che vi sia una unica fascia dirigenziale. Questo significa che i dirigenti di 2° fascia diventeranno di 1°, visto che di certo non potranno retrocedere quelli di 1° fascia, e avranno quindi pure un aumento consistente dello stipendio, alla faccia del tanto invocato risparmio.Con buona pace dei contribuenti italiani.

Sono la prima a sperare di sbagliarmi, per il bene di questo paese, ma purtroppo dietro questi progetti di riforma sbandierati come profondi rinnovamenti mi sembra che si nasconda, come al solito, il solito immobilismo gattopardiano.

http://www.informarexresistere.fr/2014/02/24/la-madia-ministro-vergogna/

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