di Valeria Bosch
Nelle serate di Sanremo Giovani, andate in onda su Raiuno gli scorsi 20 e 21 dicembre, all’atto della dichiarazione dei big partecipanti al Festival 2019, un nome ha riscosso una particolare sorpresa e subito attirato l’attenzione di tutti, quello de Il Volo, il trio di cantanti che, pur essendo ancora giovanissimi (“l’anziano” del gruppo ha appena 25 anni), ha già al suo attivo un palmarès di tutto rispetto, avendo da dieci anni ormai diffuso il suo nome nel mondo come eccellente interprete di musica pop e pop-opera, riscuotendo consensi e successi a livello planetario. A partire dal 2009, dopo alcuni anni trascorsi prevalentemente negli Stati Uniti, i 3 giovani hanno sentito il profondo- forse atavico- desiderio di ottenere successo anche nella loro terra e così, nel 2014, hanno iniziato una serie di concerti in Italia, dai quali è balzato subito evidente che pure il pubblico di casa loro li accoglieva e li amava profondamente, tributando loro un successo pieno con un affetto che nulla aveva da invidiare a quello dei fan di altre nazioni.
Ma l’incoronazione del loro successo sul suolo patrio è stato decretato dalla vittoria al Festival di Sanremo 2015, con la canzone “Grande amore”, brano diventato subito una hit mondiale con quasi 150 milioni di visualizzazioni su Youtube, ripreso e cantato in ogni dove, spesso utilizzato persino, per il particolare romanticismo e l’ampiezza dei suoi giri armonici, in molte gare internazionali di pattinaggio artistico per fare da accompagnamento all’esibizione degli atleti.
In seguito la carriera de Il Volo ha continuato a snodarsi secondo il doppio binario dei tour compiuti all’estero, sia in Europa che negli Stati Uniti, Canada, America Centrale e Latina e persino in Giappone, e di quelli invece dedicati a quasi tutte le regioni italiane.
Una posizione dunque più che solida nel mondo della musica internazionale, tanto da essere accolti ovunque con tripudio di pubblico, standing ovation e teatri sold out, ed essere considerati, assieme a Pausini e Bocelli, i cantanti italiani più famosi al mondo, e tutto questo (qui sta la particolarità che rende il loro caso ancora più eccezionale) a poco più di 20 anni, a fronte di artisti 50-60 enni.
Dunque, già chiamati allo scorso Festival 2018 come superospiti d’onore della seconda serata, e quindi ormai considerati in quella fama consolidata che non ha più bisogno di mettersi in gioco per catturare l’interesse del pubblico o riconquistarlo, con grande sorpresa arriva la notizia che, con un brano dal titolo “Musica che resta”, parteciperanno IN GARA all’imminente Festival 2019.
Bisogna dire che, dopo una iniziale fase di sbigottimento, percorsa da molte paure relative al fatto che i ragazzi si esponessero, senza che ve ne fosse un reale bisogno, ad un rischio addirittura di demolizione o comunque di corrosione di quanto, in fama e successo, tesaurizzato fino a quel momento, nel mondo dei fan de Il Volo, i cosiddetti “Ilvolovers” è sopraggiunta un’ondata di positività, con la certezza che, conoscendo la loro capacità e il loro valore, la performance dei 3 giovani cantanti sarà, indipendentemente dal risultato sul quale pesano molti e non sempre prevedibili fattori, in ogni caso di altissimo livello e non potrà altro che attestarne una volta di più la capacità di catturare il pubblico ed emozionare il cuore di tutti. Di certo perciò i giovani de Il Volo troveranno a sostenerli in questa inaspettata avventura tutto il popolo dei loro fan, un popolo quanto mai vasto, attivo e trasversale, soprattutto in riferimento alle diverse generazioni che lo caratterizzano: nel mondo dei social esistono oltre 4000 pagine loro dedicate, che li seguono passo passo, ne pubblicano tutti gli impegni, gli spostamenti, gli avvisi, attente a qualsiasi minima occasione d’incontro coi loro beniamini, oltre a quelle canoniche dei concerti e delle apparizioni televisive.
Per quanto riguarda il modo in cui la notizia sarebbe stata accolta e diffusa dai mass media, si può dire che serpeggiava un certo timore, nel senso che spesso Il Volo non viene trattato esattamente con benevolenza da alcuni organi di informazione, che gli hanno attribuito a peccato capitale il fatto di essere portatori della più genuina tradizionale musicale italiana, il cosiddetto belcanto, o forse anche quello di avere splendide voci potenti e classiche, in netto contrasto con il drappello di cantanti che per nascondere la loro più che modesta ugola, si ammantano di rap e di trap e di indie e di quant’altro, e ad alcuni critici nostrani sembrano piacere proprio tanto! In realtà, se si scorrono i commenti su vari quotidiani online e anche su molte testate cartacee, i commenti favorevoli alla partecipazione dei ragazzi alla kermesse canora sono maggioritari e questo significa che alla fine l’ingente patrimonio di successi, di premi e riconoscimenti, di partecipazioni trionfali accumulato in questi ultimi anni ha sortito il suo effetto. Certo, resta lo zoccolo duro di alcune testate, che sembrano quasi nutrire un malanimo a priori contro i ragazzi, negando in maniera anche molto risibile il loro successo, che ormai è palese e toccabile con mano da parte di tutti, mettendo in risalto solo il fatto che a loro proprio non vanno giù: in particolare qui vorrei stigmatizzare il comportamento di un quotidiano nazionale che, tranne appioppare a Il Volo qualche sibillino commento negativo (dopo l’audizione di “Musica che resta”, è stato definito brano kitsch, senza alcun’altra spiegazione), ha scelto la via di ignorarlo nella maniera più totale, di relegarlo al ruolo di Innominato: non pervenuto allo scorso Festival di Sanremo, quando Il Volo nel corso di una serata ebbe due clamorose standing ovation, mentre si dedicò un titolo a 4 colonne all’unica acclamazione ottenuta da Pippo Baudo in quella stessa serata; non pervenuto quando i tre giovani, settimi cantanti italiani nella storia, si esibirono nel maggio 2017 alla Royal Albert Hall di Londra con un successo clamoroso; non pervenuto ogni volta che inaugurano il loro tour americano, sempre con un sold out, da una delle sedi più prestigiose di New York, il Radio City Music Hall; non pervenuto quando lo scorso 4 novembre Il Volo è stato chiamato a cantare l’Inno Nazionale a Trieste di fronte al capo dello Stato; non pervenuto quando ha portato l’amore e l’appoggio della nazione intera ai nostri soldati in missione di pace in Libano con una visita di 3 giorni che è stata trasmessa la sera di Natale da Raiuno. Evidentemente dalle parti di quello che una volta è stato il giornale più rappresentativo degli Italiani, altre cose si reputano importanti sullo scenario nazionale: per questo ci ha tenuti informati con notizie quotidiane sull’andamento della gravidanza e del parto della signorina Ferragni, per questo non manca mai di aggiornarci sulle cicliche liti/riappacificazioni della coppia Albano-Romina. Chiaro che ritiene siano queste le notizie adatte alle meningi degli Italiani!
Ma quali effettive possibilità ha Il Volo di ottenere un buon piazzamento, ovvero di festeggiare sul podio questa sua inaspettata partecipazione? Certo nessuno di noi fa di mestiere l’aruspice e quindi è estremamente difficile ( e scivoloso) pronunciarsi. Ma qualche considerazione si può forse azzardare. Anzitutto i bookmakers, i quali sin dall’inizio, e fino a questi ultimi giorni, li danno in palleggio con il cantante Ultimo addirittura per la vittoria finale: ma non dimentichiamo che, come avviene per le corse dei cavalli, le previsioni dei bookmakers sono molto aleatorie e possono essere mandate all’aria anche all’ultimo momento da un qualsiasi fattore imprevisto o di disturbo. C’è poi un altro aspetto di cui tenere conto: i sondaggi dei bookmakers, che li portano poi a stilare la graduatoria delle quotazioni, sono condotti esclusivamente tra gente comune e quindi possono avere un valore indicativo, ma solo per il televoto, mentre nelle votazioni che portano alla vittoria entrano altre e insidiose componenti,come vedremo.
Un dato importante è costituito ovviamente dagli altri cantanti in concorso e dai pezzi su cui potranno contare, che i giornalisti hanno già sentito e sui quali hanno già espresso qualche giudizio. L’esercito pare quanto mai variegato: così l’ha voluto quest’anno il direttore artistico del Festival, Claudio Baglioni. Praticamente tutte le tendenze musicali che attualmente serpeggiano nel mondo della musica leggera sono rappresentate: gli Indie con gli Ex Otago e i Zen Circus, il rap con Ghemon, Boomdabash e Irama, il trap con Briga, il cantautorato con Silvestri, Cristicchi, Turci, Motta, lo stesso Ultimo; la tradizione pop con Berté, Pravo, Nek, Renga, Arisa e naturalmente Il Volo (giusto per citarne alcuni). Anche se molti di questi nomi di “big”, in realtà sono una novità assoluta per la maggior parte del pubblico italiano , tuttavia, se sono stati chiamati da Baglioni (che non è certo l’ultimo arrivato) sul palcoscenico più famoso d’ Italia, è chiaro che godono tutti di un loro seguito e che possono contare su un brano di tutto rispetto che certo avrà risonanza più o meno a seconda anche della capacità scenica (elemento non trascurabile) dell’interprete.
Insomma, come dire, tutte le possibilità sono aperte e per questo altro peso fondamentale va riconosciuto poi al sistema di votazione che, essendo composto di vari elementi, può dar luogo a qualsiasi sorpresa. Mi astengo dal descrivere qui il sistema di votazione che cambia quasi ad ogni serata , che è complicatissimo, direi quasi bizantineggiante (ma forse è così per la necessità di evitare manipolazioni), e che ciascuno può andarsi a vedere semplicemente cliccando su Google “Regolamento Sanremo 2019 – RAI”. Vorrei solo fare un paio di osservazioni che mi sono scese evidenti dal confronto tra il sistema di votazione di quest’anno e quello del 2015, quando vinse “Grande amore”, che sono molto diversi.
- a) nel 2015 nelle prime due sere votò il pubblico col televoto che aveva un peso del 50% e l’altro 50% alla Sala Stampa; nelle due serate finali invece al pubblico fu riconosciuto il 40%, mentre il 30 % andò alla giuria demoscopica(= una giuria di 300 persone scelte tra abituali fruitori di musica che vota da casa con un sistema elettronico speciale) e l’ultimo 30 % ad una giuria di 8 esperti presenti in sala;
- b) nel 2019 le prime 3 sere le votazioni interesseranno il televoto al 40 %, al 30% ciascuna la Sala Stampa e la giuria demoscopica; nella quarta serata (duetti) e nell’ultima, come pure nella finalissima a tre, il voto sarà così ripartito: televoto 50%, sala stampa 30%, giuria esperti 20%.
Dunque di fatto in un certo modo la situazione è stata rovesciata: nel 2015 prima al pubblico il 50 % e poi il 40%; e prima la sala stampa e poi la giuria demoscopica; nel 2019 al pubblico prima il 40% e poi il 50%, ma prima la giuria demoscopica e poi invece la sala stampa.
Andando a controllare le percentuali di voto delle varie tornate nel 2015, balza agli occhi l’enorme favore del pubblico con cui furono seguite le esibizioni de Il Volo, ma, sia pure in misura minore, anche la giuria demoscopica fu dalla sua parte; mentre la giuria di esperti votò prevalentemente per Malika Ayane e per Nek.
Dunque il fatto che nel 2019 la giuria demoscopica sia stata eliminata nelle ultime sere, ci farebbe pensare ad un gap di svantaggio per Il Volo: è possibile tuttavia che quel 50% riconosciuto al televoto nelle ultime serate basti a compensare la presenza di due componenti (Sala Stampa e giuria esperti) che storicamente non sono state granché a favore degli intrepidi ragazzi siculo-abruzzesi.
Conclusione
Al giornalista di Music.fanpage.it che chiedeva loro la spiegazione della scelta, ad alcuni parsa avventata, di gareggiare nuovamente, i ragazzi de Il Volo hanno dichiarato di aver deciso di partecipare perché nel 2019 festeggiano i 10 anni di carriera e quale modo migliore per farlo se non cantando sullo stesso palco dell’ Ariston che nel 2009 a “Ti lascio una canzone” li aveva visti nascere come trio?
Certo, non si può negare loro di avere coraggio, ma sono giovani, in quell’età in cui avere un po’ di baldanzosa temerarietà non è un difetto, ma un valore aggiunto.
Del resto, e anche questo l’hanno dichiarato loro, sanno benissimo che sarà difficile conseguire lo stesso risultato di 4 anni fa, ma questo non li turba affatto, li lascia tranquilli, consapevoli come sono che, quale sia il risultato del Festival, se la canzone sarà valida – e non potrà non esserlo, con quegli autori e quegli interpreti!- , la porteranno in giro per il mondo e diventerà una hit, come fu per “Grande Amore”.
Qualcuno ha scritto che la presenza de Il Volo da sola garantirà visibilità globale al Festival: ed è vero, solo loro tra i partecipanti sono conosciuti in tutto il mondo e non dimentichiamo che solo a loro nessuno può tenere testa anche a livello europeo. Dunque se gli Italiani desiderano, dopo ben 29 anni di digiuno (Toto Cutugno, 1990), di riportare a casa la vittoria dell’ Eurovision Song Contest, ci mandino Il Volo a Tel Aviv: è la loro unica chance!