English version
“Uno stato totalitario davvero efficiente è quello in cui i dirigenti onnipotenti, i capi politici e il loro esercito di manager controllano una popolazione di schiavi che non devono essere coartati, perché amano la loro servitù”.
***
– “La cura di malati e anziani è diventata insostenibile, è una spesa troppo gravosa per le casse dello stato. Per non parlare dei bambini disabili che rappresentano solo un costo e non si trasformeranno mai in elementi produttivi della società. Se le famiglie hanno i mezzi per farli assistere privatamente possono anche costituire una fonte di guadagno per ditte farmaceutiche e sanitarie, medici e cliniche private, ma quelli a carico del sistema sociale dovranno essere eliminati prima ancora che diventino adulti. ”
-”Sì, ma non possiamo dichiararlo in maniera così esplicita, qualcuno potrebbe trovarci qualcosa da eccepire, rischieremmo persino rivolte sociali.”
-”Ovviamente! Occorre trovare la terminologia adatta che renda accattivante questa soluzione, con espressioni edulcorate come “dolce morte” “omicidio misericordioso” oppure “diritto di morire con dignità”
. -“Omicidio misericordioso” ”Morire con dignità” Mi piace!
-”L’importante è convincere l’opinione pubblica che morire è nel migliore interesse del disabile. La domanda che tutti devono porsi è: perché prolungare ulteriormente la loro esistenza visto che non c’è nessuna possibilità che ritornino a una vita autonoma e “degna di essere vissuta”? La risposta gliela forniremo noi e diventerà scontata.
I medici dovranno essere opportunamente formati, dovranno essere per primi convinti per poter convincere a loro volta i familiari affermando che i loro cari soffrono, che la qualità della loro esistenza non è sufficiente e che permettergli di “morire con dignità” è il modo migliore di dimostrare loro amore. Più i medici saranno persuasi di fare la cosa giusta più potranno essere persuasivi.”
-”E nel caso in cui qualche familiare dovesse ostinarsi a rifutare l’eutanasia – la “dolce morte” ? ”
-”Se un parente contesta l’opinione dei medici si dovrà fare intervenire la magistratura per autorizzare il distacco dei supporti vitali e avviare il “protocollo di fine vita”. Importante indicare sempre nella sentenza che tale decisione è presa nel “miglior interesse” del disabile. Il famigliare ribelle dovrà poi essere isolato e nei suoi confronti avviata una campagna denigratoria, arrivando anche a minacciare azioni giudiziarie contro di lui e i suoi eventuali sostenitori. Servirà a scoraggiare altri dal seguire il suo esempio.”
-”Non sarà facile però convincere tutti i genitori che uccidere la propria creatura sia la soluzione migliore”
-”Permettere al proprio bambino di “morire con dignità” dovrà essere presentata come la forma più nobile di amore genitoriale, chi si adegua sarà lodato e portato ad esempio, chi si oppone sarà dipinto come immorale e egoista.”
-”Ottimo! Questa soluzione inoltre sarà apprezzata da chi non vuole prendersi cura del famigliare disabile e gli darà un nobile pretesto per farlo sopprimere. Rovesceremo l’assioma e inculcheremo nelle menti che chi ama una persona non lotta per la sua vita ma per la sua morte. In fondo è così facile manipolare l’opinione pubblica!”
-”Ma per questo ci servirà la collaborazione degli organi di stampa. Convoca i direttori dei maggiori quotidiani nazionali e quelli stranieri asserviti alla nostra causa. Non devono esserci voci fuori dal coro. Suggerirei di far creare anche falsi profili che commentino positivamente gli articoli in modo da favorire l’omologazione del pensiero collettivo“
Aldous Huxley nel suo romanzo distopico “Brave New World” descrive una società in cui viene praticata l’eugenetica e l’eutanasia considerate innovazioni ‘progressiste’. Ma non si tratta di un libro profetico, in realtà questa teoria era già diffusa all’epoca nell’establishment britannico e fu poi imposta al mondo nel secondo dopoguerra con l’affermarsi della egemonia culturale di stampo anglosassone.
“Brave New World” il famoso “Mondo Nuovo” della traduzione italiana, pubblicato nel 1932, e l’altrettanto celebre “1984” di George Orwell, che era stato allievo di Huxley a Oxford, pubblicato nel 1949, dipingono uno scenario stranamente e incredibilmente attuale. Tuttavia, questi romanzi non sono il frutto di una fervida immaginazione ma rappresentano un programma d’azione ideato in quegli anni di cui entrambi erano al corrente essendo introdotti in ambienti della massoneria e perfettamente informati su ciò che si muoveva e si pianificava nei circoli più esclusivi e inaccessibili della politica europea ed internazionale.
Nel “Mondo Nuovo” vigono promiscuità, sesso libero, senza amore e “consumato” per puro divertimento, contraccezione sistematica, aborto legale, educazione sessuale precoce, fecondazione artificiale, planning demografico, lotta culturale contro la famiglia monogamica, eutanasia, droga libera.
Huxley, membro di potentissimi circoli occultistici e massonici, ha illustrato in ”Brave New World” – sotto le mentite spoglie di una distopia fantascientifica – buona parte del programma culturale, sociale e “politico” delle alte massonerie internazionali: programma puntualmente messo in opera nei decenni successivi, con i risultati che vediamo oggi (quale che sia la nostra valutazione morale su di essi).
Sono infatti noti agli studiosi, benché la pubblica opinione ne sia tenuta all’oscuro, i finanziamenti e le connivenze della grande politica e finanza internazionale al fine di introdurre e favorire gli epocali mutamenti di costume avvenuti a partire dagli anni ‘60-70’, e attentamente pianificati nei decenni precedenti.
Agli occhi dei più smaliziati non appare quindi affatto “fantascientifica” l’ipotesi che la legalizzazione dell’eutanasia sia un progetto consapevole di eliminazione degli individui inutili e improduttivi.
In Inghilterra questo disegno si andava affermando da anni con la connivenza degli organi di stampa e il silenzio delle associazioni per i diritti umani ed è stato solo grazie alla ferma opposizione da parte dei giovanissimi e coraggiosi genitori di Alfie Evans che questo sistema, ormai collaudato, è venuto alla ribalta internazionale.
La vicenda di Alfie, la modalità con cui la sua “esecuzione” è stata decisa da un giudice contro la volontà dei genitori, la certezza sbandierata che fosse un malato terminale in assenza di una diagnosi, il sequestro in ospedale e il divieto di far trasferire il bambino in altra struttura pronta ad accoglierlo e curarlo, la mancata revisione della sentenza anche dopo l’inattesa sopravvivenza del piccolo, il rifiuto di somministrargli cibo e idratazione per quasi 30 ore, hanno sconvolto e indignato l’opinione pubblica mondiale. Ma ciò che ha lasciato ancora più sgomenti è la reazione della maggior parte dei cittadini britannici che sembravano trovare questi metodi assolutamente normali e condivisibili.
Scrive Mario Adinolfi, direttore del quotidiano La Croce.
“Siamo in presenza di una sentenza a dir poco surreale. La motivazione che ha portato al rigetto del ricorso dei genitori sta nel fatto che Alfie non può essere fatto partire per l’Italia perché sarebbe per lui un rischio eccessivo. Per questo preferiscono staccargli la spina e farlo morire di fame e di sete nell’ospedale di Liverpool. Se non ci trovassimo di fronte ad una tragedia ci sarebbe da ridere. Ciò che mi spaventa è la dimensione irrazionale di questa sentenza che molti non sembrano rilevare. Se i giudici dicessero la verità dovrebbero ammettere che Alfie, come Charlie Gard e come Isaia, deve morire per una ragione di controllo dei costi perché la sanità britannica ha deciso di limitare le spese di assistenza ai soggetti più deboli”.
Ma autorizzare il suo trasferimento in Italia avrebbe appunto reso chiaro il vero motivo economico per cui lo stavano uccidendo, mentre loro dovevano continuare a sostenere che morire era nel migliore interesse del bambino, che il loro intento era umanitario e non criminale.
Alfie non è l’unico e certamente non il primo degli innocenti sacrificati dal sistema sanitario, giuridico e politico inglese. Prima del suo caso centinaia di bambini sono morti per privazione di alimentazione, idratazione e ventilazione e con l’ausilio di sedativi letali, benché l’eutanasia sia ufficialmente vietata in Inghilterra.
Pochi mesi prima, nella stessa città di Liverpool, alla piccola Katie Roy, cui era stata diagnosticata la sindrome di Edwards, furono sospesi tutti i trattamenti e i supporti vitali.
Racconta la madre :
“Kaila aveva bisogno di essere operata al cuore per continuare a vivere, ma sia il Liverpool Women’s Hospital, sia l’Alder Hey Hospital si sono rifiutati di intervenire. Siamo stati trasferiti in un hospice di Liverpool. Ci dicevano che Kaila sarebbe morta pacificamente nel sonno dopo pochi giorni. Invece è morta dopo tre settimane dalla rimozione dei sostegni vitali, il 19 di marzo. Aveva cinque settimane.
Non avevamo mai sentito nominare prima la sindrome di Edwards e ci siamo fidati dei dottori quando ci hanno comunicato che Kaila sarebbe vissuta solo pochi giorni. Invece è vissuta 5 settimane e se l’avessero operata al cuore avrebbe potuto vivere anni, ma lo abbiamo scoperto dopo, allora non lo sapevamo. Kaila era sveglia ed è stata cosciente di questi tremendi trattamenti palliativi fino alla fine. Gridava e piangeva per la fame tutto il tempo. Non si calmava. È la morte peggiore che abbia mai visto. La mia bambina è rimasta senza nutrizione né idratazione per tre settimane e il Midazolam (un potente sedativo) le è stato prescritto e somministrato due volte nell’arco delle tre settimane. La storia di Alfie mi ha aiutata e mi ha spinto a cambiare il modo di guardare alle cure palliative da come sono intese oggi in Gran Bretagna. In ogni caso se avessi avuto una conoscenza migliore della sindrome di Edwards avrei combattuto contro i medici. Nessun bambino dovrebbe essere fatto soffrire in questo modo. Il modo in cui mia figlia Kaila è morta poteva essere evitato. Abbiamo bisogno che tutti si alzino in piedi a parlare di quanto sta accadendo. Voglio cominciare con una petizione sulla Kailas Law, per vietare la morte di fame prevista dalle cure palliative inglesi.”
In pratica, far morire di fame un paziente è considerato “cura palliativa” in Inghilterra.
I media cattolici italiani che hanno esultato perché al piccolo Alfie era stata ripristinata l’idratazione, trovando in questa concessione la dimostrazione che il sistema britannico riconosce che i supporti vitali non possono essere considerati accanimento terapeutico si sbagliano e non hanno compreso che questa grazia è stata concessa solo a causa del clamore mediatico internazionale suscitato dalla strenua battaglia portata avanti dai genitori e dai sostenitori della Alfie’s army.
Numerosi altri casi dimostrano invece che il metodo privilegiato per somministrare la “dolce morte” ai pazienti disabili o incurabili in Inghilterra è proprio la privazione dei supporti vitali.
Nel 2014 un bambina disabile di nome Nancy Wise, che non era né malata terminale, né in coma, né dipendeva da ventilazione meccanica per respirare, fu legalmente uccisa in un ospedale di Londra, il Great Ormond Street Hospital for Children (GOSH).
La notizia non venne nemmeno riportata dai giornali italiani mentre quelli inglesi lodarono la madre, Charlotte Fitzmaurice, per la sua scelta coraggiosa di aver chiesto ai giudici dell’Alta Corte l’autorizzazione a “porre fine alle sofferenze” di sua figlia, affetta da grave disabilità.
Questo era il tenore degli articoli apparsi sulla stampa ufficiale inglese: “La devota madre Charlotte Fitzmaurice ha coraggiosamente elencato al giudice i motivi per cui chiede di mettere fine alla sofferenza della sua bambina Nancy di 12 anni, la cui qualità di vita è così carente da necessitare di cure h 24, dato che non è in grado di camminare, parlare e nutrirsi autonomamente.»
I media inglesi pubblicarono le motivazioni che avevano convinto il giudice, Justice Eleanor King (guarda caso la stessa che anni dopo ha rigettato il ricorso dei genitori di Alfie Evans) ad autorizzare l’eutanasia della bambina: «Quella non è più la mia angelica figlia, è solo un guscio vuoto» spiegò Charlotte, «La luce nei suoi occhi ormai è svanita. Voglio avere dei bei ricordi di lei, non di un’anima in pena». Non importa se, come aveva aggiunto il padre, «Nancy non ha mai parlato, quindi non potevamo sapere come si sentisse davvero».
Le condizioni di Nancy erano in realtà dovute a due gravi errori medici.
Alla nascita aveva sofferto di idrocefalo, meningite e setticemia, a causa di una banale infezione da Streptocco del gruppo B contratta dalla madre durante la gestazione, che avrebbe potuto essere curata con un semplice antibiotico ma che non era stata invece diagnosticata.
(In Italia i media si sarebbero ovviamente scatenati facendo a gara per denunciare l’ennesimo caso di malasanità, invece in Inghilterra nessuno ne parlò e non ci furono querele o denunce da parte dei genitori.)
Ma le condizioni di salute di Nancy peggiorarono notevolmente anni dopo, quando contrasse una grave infezione a seguito di un intervento di routine per la rimozione di calcoli renali. I genitori non solo non fecero causa all’ospedale ma non rivelarono nemmeno in quale ospedale si fosse svolta l’operazione, anche se si suppone si trattasse dello stesso GOSH. Secondo i medici del Great Ormond Street non sarebbe più guarita dall’infezione e la morfina e gli antidolorifici che le venivano somministrati non avevano più effetto.
La madre quindi si rivolse all’Alta Corte e il giudice King dichiarò nella sentenza che «l’amore, la devozione e la competenza di sua madre erano evidenti», aggiungendo «grande ammirazione» e «profondo cordoglio» per la sua scelta coraggiosa. L’udienza si svolse, anche in questo caso, a porte chiuse e non ci fu alcun rappresentante delle associazioni per i disabili a difendere gli interessi della bambina. L’attivista Dennis Queen, madre di tre bambini disabili, si disse inorridita che in un caso in cui la vita di un bambino era in gioco non fossero stati ascoltati rappresentanti per difendere i suoi interessi e cercare di interpretare le sue volontà.
Nancy fu quindi lasciata senza nutrimento e senza idratazione per 12 lunghi giorni di agonia in cui, a detta delle infermiere, soffrì orribilmente e morì il 21 agosto 2014.
Charlotte, la madre di Nancy, ha poi dichiarato alla stampa che la morte della figlia dimostra che genitori e medici possono mettersi d’accordo per terminare la vita di un bambino senza nemmeno chiedere il parere di un giudice.
Il caso di Nancy arriva cinque anni dopo che l’Alta Corte aveva approvato la morte del piccolo Ronnie Bickell, nato con una condizione genetica che rendeva inutilizzabili i suoi muscoli. Ronnie era supportato da ventilazione meccanica e non poteva comunicare ma poteva sentire e vedere.
Dopo mesi di cure, l’ospedale chiese di spegnere il supporto vitale, lasciando la madre e il padre di Ronnie ai lati opposti di una amara battaglia legale.
Il padre chiedeva che a suo figlio venisse praticata una tracheotomia che gli avrebbe reso più facile respirare e ricevere cure in casa. Kelly Bickell, la madre di Ronnie, sosteneva che la qualità della vita di suo figlio era così carente che era meglio lasciarlo morire. Era supportata dai medici dell’ospedale dove era ricoverato il figlio che raccomandavano che l’apparecchio per la ventilazione assistita fosse spento.
Nel novembre 2009 un giudice dell’Alta Corte stabilì, d’intesa con sua madre Kelly, che la qualità della vita di Ronnie non era sufficiente per giustificare le cure mediche. Ronnie aveva 13 mesi quando la sua macchina di supporto vitale fu spenta.
Dobbiamo essere consapevoli del fatto che ci sono persone convinte in buona fede che in caso di “difetti” più o meno gravi la morte sia un “bene” da impartire doverosamente, anche contro la volontà dei famigliari e degli stessi soggetti interessati. Eppure, se la vicenda del piccolo Alfie Evans si fosse verificata in un regime totalitario, quelle stesse persone avrebbero gridato alla scandalo e sarebbero scese in campo assieme ad associazioni, ONG e attivisti per i diritti umani. Ma essendosi svolta nella “civilissima” Inghilterra la legittima indignazione è mitigata e si trasforma nel dubbio che, in fondo, sia stata fatta la cosa più giusta. Per manovrare le masse e manipolare l’opinione pubblica è infatti fondamentale attribuire credibilità e una buona reputazione a chi è incariato di portare avanti le scelte e le decisioni più scellerate.
Sembra che l’elite internazionale al potere abbia stabilito da tempo chi dovrà agire da apri pista nel rendere reale l’incubo orwelliano e huxelliano nel quale ci stiamo gettando con gioiosa e inconsapevole indifferenza.
Quando Orwell terminò il suo romanzo, “1984”, lo inviò a Huxley che ne approvò il contenuto ma non il metodo. Gli scrisse: “Tu racconti un mondo in cui l’oppressione del popolo è ottenuta grazie alla paura, come avviene nei regimi totalitari, ma questo tipo di governo non dura mai a lungo. Invece nel mio, l’oligarchia dominante trova metodi più efficaci per soddisfare la propria brama di potere, senza fustigazioni o torture. Il condizionamento delle masse consiste infatti nel fare amare al popolo la loro schiavitù.”
“Uno stato totalitario davvero efficiente è quello in cui i dirigenti onnipotenti, i capi politici e il loro esercito di manager controllano una popolazione di schiavi che non devono essere coartati, perché amano la loro servitù”.
***
SE L’OMICIDIO MISERICORDIOSO DIVENTA LEGALE
Molte persone sostengono il diritto di un malato terminale di decidere quando morire – ma cosa succede se il diritto diventa un obbligo deciso da altri ??? E che dire del potenziale abuso da parte di eredi impazienti ???
Spesso si trascura il fatto che i pazienti di tutti i paesi europei hanno il diritto sancito da legge di rifiutare qualsiasi trattamento medico. Un medico che cura un paziente contro la sua volontà può essere accusato di aggressione. Sarebbe saggio informare le persone sul loro diritto di rifiutare le cure.
Una recente indagine del governo olandese sull’eutanasia, legale nei Paesi Bassi, ha fornito alcuni risultati inquietanti. Nel 1990, 1030 pazienti olandesi furono uccisi senza il loro consenso. E su 22.500 decessi dovuti al ritiro del supporto vitale, al 63% (14.175 pazienti) è stato negato il trattamento medico SENZA IL LORO CONSENSO. Il 12% (1701 pazienti) era mentalmente abile ma NON è stato CONSULTATO.
L’esperienza olandese sembra dimostrare che il “diritto di morire” potrebbe presto diventare un obbligo.
Fonti:
https://www.disabilitynewsservice.com/questions-childrens-hospital-death-nancy-wise/
https://www.mirror.co.uk/news/real-life-stories/begged-judge-end-sick-daughters-4509235