Danimarca, terra promessa ?

Volentieri pubblico questa testimonianza:

“La Danimarca…una terra promessa, un mondo diverso … ma se non fosse tutto oro quello che luccica? Ecco cosa ci racconta un italiano che è andato a vivere là, per fortuna senza una valigia di cartone
Alcuni mesi fa, fortunatamente per scelta e non per disperazione, sono emigrato a Copenhagen in Danimarca, non sono partito con la valigia di cartone e allo sbaraglio, ma sono comunque un emigrante.
Accade, e credo che sia lo stesso per molti, che andare via dal proprio paese e dalle proprie radici faccia vedere le cose in una prospettiva diversa sulla madre patria lontana, sulla quale normalmente riversiamo strali e ingiurie sulle cattive abitudini, maleducazione, mancanza di senso civico, politici tutti ladri, cose che non funzionano, la burocrazia, eccetera, eccetera, come se noi fossimo corpi esterni assolutamente avulsi da tutto ciò che succede e non parte in causa.
Considerandomi orgogliosamente ed erroneamente, facente parte dei cervelli in fuga tanto documentati dalla Gabbanelli (che Iddio la protegga, comunque), sono partito per una delle terre promesse, secondo tutti i sondaggi, gli studi di organismi internazionali, le classifiche sulla felicità, e mi sono accorto che l’erba del vicino non è poi così verde e la nostra non è così marcia e incolta. Naturalmente questa è solo una breve e approssimativa descrizione di questo bel paese nordico, in particolare di alcuni stereotipi della società danese, spesso completamente errati quando raccontati in Italia.
Due premesse:
Terra di origine: Ravenna (Romagna, Italia), dove, poche “pugnette”, siamo abituati bene come servizi, socialità, opportunità e via dicendo.
Terra di emigrazione: Danimarca, è un paese bello, civile, organizzato e con tanti aspetti positivi.
1) Green Denmark.
Per carità, tutta la nazione è coperta da impianti eolici, e non potrebbe essere diverso: una landa piatta battuta dal vento; ma ancora la maggior parte dell’energia elettrica è prodotta da centrali a carbone (sì sì, quelle che tutte le volte che hanno provato a farne una nuova in territorio italiano la popolazione locale si è rivoltata come se dovesse arrivare la peste bubbonica). I danesi sono un popolo pragmatico, con molto senso pratico e una buona dose di taccagneria calvinistica: il sistema più pratico ed economico per produrre energia elettrica, al momento, sono le centrali a carbone, e allora se le tengono, anzi ne mettono delle nuove. A Copenhagen ce ne sono due, di cui una proprio in città, con buona pace dei vicini svedesi che si lamentano dell’inquinamento – ma loro hanno il nucleare, e questa è un’altra storia.
2) Traffico in Copenaghen
Vanno tutti in bicicletta e con i mezzi pubblici. Come no! Difatti la mattina le autostrade dirette a Copenahgen sono tutte intasate di auto con tempi di percorrenza di circa un’ora per 20 km, quando va bene. Avranno tutti forato la bicicletta?
3) Stipendi: tutti in Danimarca, andiamoooo !
Un operaio guadagna almeno 2000 euro! Vero, ma la vita costa mediamente il 50 per cento in più che da noi, quindi alla fine dei conti il potere d’acquisto è assolutamente lo stesso (e non esiste 13esima, 14esima, liquidazione).
4) Lo stato sociale, lo stato sociale, andiamoooooooooo !
Se sei disoccupato, ti danno lo stipendio: sbagliato; se non hai lavorato almeno due anni e non hai versato i contributi (volontari) alla cassa disoccupazione, non hai diritto a un bel niente; e se ne hai diritto, è solo per un tempo limitato. La disoccupazione è un problema anche da queste parti, in percentuali inferiori che in Italia, sicuramente, non tutti se la passano bene, specialmente i giovani che non hanno proseguito gli studi.
5) Lo Stato Sociale, lo stato sociale, andiamoooooooooo, part 2.
La pensione c’è per tutti: sbagliato ancora. Innanzitutto si va in pensione tutti (uomini, donne) a 67 anni che fra un po’ aumenteranno a 68 (per ora), poi se non ti sei fatto una pensione privata durante la vita lavorativa, la pensione statale è di circa 450 euro netti al mese, se vivi da solo e hai lavorato almeno 40 anni in Danimarca. Se sei sposato o vivi con un’altra persona che lavora o percepisce la pensione, è ulteriormente decurtata. Che tu sia la Regina o un normale impiegato, lo Stato ti fornisce gli stessi servizi, e la stessa pensione; è una filosofia diversa dalla nostra, qui si pagano le tasse in proporzione allo stipendio ma i servizi e la loro gratuità o meno è uguali per tutti, compresa la pensione.
6) ICI, aboliamo l’ICI (o come si chiama adesso), è uno schifo !
L’ICI in Danimarca esiste, ovviamente si chiama in un altro modo, e si paga anche sulla prima casa, tra 1 e 3% del valore reale dell’immobile (un appartamento a Copenhagen costa dai 400.000 Euro in su, fate i vostri conti…).
7) Il canone Rai non lo pago, è un furto, tanto la Rai non la guardo mai (bravo! Guarda Mediaset).
Esiste una tassa, si chiama tassa sulla comunicazione, che serve principalmente per finanziare la TV di stato danese, che se non fosse per la lingua non sarebbe molto differente dallo nostra, per cui, per ogni nucleo abitativo (famiglia, single, studenti, coinquilini) bisogna pagare 350 euro/anno se solo una persona residente possiede una tv o una radio o un qualsiasi apparecchio in grado di connettersi in rete (pc. telefonino, tablet). E si paga, sia chiaro, non si scappa come in Italia (e questo rientrerà negli 11 motivi positivi) BULLITT-Baby-Cargo-in-danish-style
8) Vanno tutti in bici e con i mezzi pubblici (ancora, direte ?), nessuno ha l’automobile, perché sono ecologici.
La Danimarca non è un paese produttore di auto (a differenza di Italia, Francia, Germania, Svezia) per cui dalla produzione e vendita di automobili non ci guadagna granché; che si fa quindi per guadagnarci qualcosa? Si tassano le auto del 120% (cioè in pratica contando le tasse, un’auto che in Italia costa chiavi in mano 10.000 Euro in Danimarca si paga 20.000 Euro), e così facciamo anche credere che siamo tutti ecologisti. La realtà è che, essendo il costo delle auto e del suo mantenimento così alto, nella capitale molti rinunciano a possederne una, ma fuori, dove per muoverti sei costretto ad avere una o due auto per famiglia, paghi e basta (e qui torniamo al punto 3: stipendi e costo della vita).
Per questo il parco auto della Danimarca è uno dei più vecchi e inquinanti dell’Unione Europea.
9) I diritti dei lavoratori, i diritti dei lavoratori.
In Danimarca chiunque può essere licenziato (nel lavoro privato almeno) in qualsiasi momento, i validi motivi per un licenziamento basta cercarli nello scarso rendimento, alto numero di giorni di malattia, soprannumero di dipendenti e così via. Il posto fisso da queste parti non esiste.
10) è uno schifo, mi chiedono di lavorare in nero, l’affitto in nero: dove siamo?
Forse in Italia, ma potrebbe essere benissimo la Danimarca. Se da noi I campi di pomodori sono pieni di emigrati sfruttati, è arcinoto che la maggior parte dei contadini dei campi danesi sono est europei pagati 4 euro l’ora. Purtroppo il lavoro nero è una grossa piaga anche in Danimarca. La scusa è sempre quella, le tasse sono talmente alte che, se ci si riesce, si prende la gente “a nero”.
11) Il coprisella.
E’ l’oggetto più ambito della Danimarca, piove spesso e utilizzando la bicicletta è utile per non bagnarti il sedere tutte le volte che sali in bici, ma se per sbaglio ti dimentichi di toglierlo dalla sella, non fai in tempo ad allacciarti una scarpa che te l’hanno già fatto su. E se credi di essere furbo ad appallottolarlo e metterlo sotto il sellino, sono più furbi di te, sparisce comunque.
Come avete visto in questa breve e superficiale descrizione, quando si parla di altri paesi, non tutte le informazioni che arrivano sono esatte e correttamente documentate, spesso sono basate su luoghi comuni troppo approssimativi, così come sono approssimativi gli stereotipi sugli italiani da parte dei danesi.
Parlando con altri connazionali, leggendo i giornali, i “social media”, si sentono spesso gli italiani desiderosi di emigrare in queste zone perché è luogo comune che qui sia tutto facile, per prima cosa la ricerca del lavoro: anche qui – mal comune mezzo gaudio ? – soprattutto per lavori meno qualificati, la concorrenza di manodopera da paesi più poveri è molto forte, con persone disposte a lavorare per stipendi molto bassi (e molti disposti ad approfittarsene, ovviamente), molta della produzione è stata spostata in paesi con costo inferiori oppure chiusa a causa della crisi, che colpisce duro anche qui.
E tutto questo dovrebbe fare riflettere: sulla crisi che ha pestato duro in Italia costringendo molti a guardare altrove per lavorare, all’attitudine italiana di incolpare gli altri, un’informazione sempre più globalizzata e di facile fruizione ma sempre meno documentata, qualificata e sempre più superficiale … comunque state tranquilli, le giraffe dello zoo di Copenhagen stanno tutte bene.

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