Ma la nostra scuola è davvero ultima?

Ma la nostra scuola è davvero l’ultima?.

Come un lugubre rintocco di campane a morto, volutamente tristi e apportatrici di tristezza, continuiamo a sentire da TV e giornali che la nostra scuola è la peggiore, l’ultima d’Europa e del mondo, e che i nostri ragazzi sono addirittura più ignoranti degli indiani e degli etiopi. Ma è davvero così? Io credo proprio di no, e credo anche che queste nefaste affermazioni derivino da due mali insiti nel carattere degli italiani dal dopoguerra in poi, e quindi difficilmente estirpabili: il disfattismo e l’esterofilia. Il primo di essi fa sì che si continui a ripetere, ad ogni livello ed in ogni campo della vita sociale e civile, che tutto va male, che il nostro Paese fa schifo, che non funziona nulla, che moriremo tutti di fame e altri incoraggiamenti di simil fattura; la seconda ci presenta gli altri paesi europei come paradisi, mondi edenici dove tutto funziona perfettamente, la vita è meravigliosa, non ci sono tasse né delinquenza né disoccupazione né altro. Una specie di El Dorado, insomma.
Lasciando stare gli altri ambiti di cui in questa sede non voglio parlare, limitiamoci alla scuola e vediamo un po’ cosa posso dire sulla base della mia non vasta esperienza. Quando i miei figli frequentavano la scuola media, effettuarono uno scambio culturale con la Francia, e perciò ebbi modo di ospitare a casa mia due studenti francesi, un ragazzo e una ragazza. Riferisco cose che ho sentito io stesso, non mi sono state raccontate da altri: ebbene, questi due studenti non sapevano neppure che era esistita la Rivoluzione francese, né chi fosse Napoleone, né dove si trovassero gli altri paesi europei. Quanto alla storia dell’arte, per loro l’arte italiana si identificava con la Ferrari e le sue belle macchine da corsa. In seguito, durante i miei anni di insegnamento liceale, ho avuto vari casi di miei studenti che hanno soggiornato all’estero (Norvegia, Inghilterra, Francia) con il progetto “intercultura”. E cosa ne è risultato? Che studenti miei che avevano un andamento scolastico medio o anche mediocre, all’estero erano i primi della classe e superavano nettamente i loro compagni dei paesi ospitanti, tanto che gli insegnanti li additavano a modelli di cultura. E’ questo un prodotto della scuola peggiore del mondo, come dicono i disfattisti nostrani? O è vero piuttosto il contrario?
I risultati non esaltanti che talvolta i nostri studenti hanno ottenuto nel confronto con gli stranieri è dovuto unicamente al fatto che all’estero si usa praticamente una sola forma di accertamento delle conoscenze, la più sbagliata e mnemonica: i test a crocette, dove molto si basa sulla fortuna e dove non si mettono in gioco le capacità intuitive, riflessive e argomentative della persona, ma solo la conoscenza oggettiva di determinate nozioni. Provate a mettere uno studente inglese, francese o americano di fronte ad un tema scritto o ad una verifica orale dove occorre argomentare e sintetizzare, per vedere come se la cava! Certo, ad una società tecnologizzata dove l’uomo non deve più ragionare ma solo conformarsi a modelli prefissati e omologanti, fa più comodo uno studente che risolve test meccanici che una persona che sa ragionare con la sua testa e che, prima o poi, metterebbe in discussione quei modelli e quelle convinzioni spesso imposte con la dittatura mediatica di cui parlo nel post precedente a questo. La società tecnologica ha bisogno di uomini-macchina, di esecutori buoni e funzionali alle leggi del marketing, non di menti ragionanti e autonome nel proprio pensiero: per questo ricorrono ai test spersonalizzanti, osannano le nuove tecnologie come se fossero una manna dal cielo, e si dimenticano della ragione umana. Di fronte a queste imposizioni culturali che si avvalgono della tv e dell’esterofilia da essa diffusa (ce lo chiede l’Europa!) i nostri studenti mostrano forse più difficoltà degli altri; ma questa è una fortuna, secondo me, perché dimostra che i ragazzi italiani, specie quelli che escono dai veri Licei, hanno ancora quel metodo di studio e quell’elasticità mentale che consentirà loro di vivere da cittadini responsabili e non da macchinette nelle mani di chi detiene il potere, non più politico ma economico. La finanza mondiale ha ormai sostituito l’autonomia dei singoli Paesi, tra cui in primis il nostro; ed anche questi giudizi sulla nostra scuola ne sono un’evidente conferma. (Prof. Massimo Rossi, docente di Lettere Latine e Greche nel locale Liceo Classico “A.Poliziano”)

Sono anni che ripeto gli stessi concetti espressi dal professor Rossi in questo articolo.

Per quanto riguarda la scuola posso confermare ciò che sostiene il professore, la nostra scuola è una delle migliori al mondo, e posso dirlo con cognizione di causa, avendo frequentato tutti gli anni della mia formazione scolastica, e parte di quella universitaria, all’estero ( scuole elementari a Parigi, medie a Bruxelles, e superiori a Londra).

Il sistema d’istruzione francese è abbastanza valido, paragonabile al nostro per il modo in cui forma le capacità di riflessione, di elaborazione e di intuizione  dei ragazzi, pessimo invece è quello anglo-sassone al quale, purtroppo, si inspirano tutte le riforme di eurolandia e in base al quale vengono effettuate le famose valutazioni sulla qualità della scuola. Si tratta di una formazione fatta, come dice il prof, per sfornare tanti piccoli automi, altamente specializzati in un settore specifico ma totalmente ignoranti in altri, privandoli di una formazione culturale completa in modo che non diventino mai autonomi e che siano capaci di operare unicamente in team, quindi più facili da controllare. Non a caso gli italiani, che hanno una formazione olistica, sono i migliori nel “problem solving” (risoluzione di problemi complessi). Questa differente impostazione riguarda anche e soprattutto l’università, dove negli US e UK solo il PhD (dottorato di ricerca) è (quasi) a livello delle nostre lauree magistrali.

Dal 2010 al 2012 ho insegnato all’università di Hong Kong, reputata una delle migliori al mondo,  il cui sistema è impostato sul modello anglosassone. Beh, posso dire che sono rimasta stupita dal livello medio della loro preparazione e dalla facilità dei loro esami. D’altronde lo sanno bene i nostri studenti Erasmus che all’estero riescono a sostenere tutti gli esami che in Italia non erano riusciti a superare.
Purtroppo la gente è ottenebrata dal pessimismo mediatico che evidenzia solo disservizi e inefficienze (presenti in tutti i paesi del mondo) e dipinge l’Italia come un paese sull’orlo del baratro. Che tristezza costatare che la maggior parte degli italiani è convinta che il nostro paese non sia altro che corruzione, degrado e decadenza. Nel loro provincialismo esterofilo sono convinti che all’estero ci sia l’Eden solo perché gli altri paesi sono molto bravi a mascherare i loro difetti e a propagandare una immagine di perfezione che non corrisponde affatto alla realtà.  Avendo vissuto metà della mia vita in paesi diversi so bene che gli altri popoli sono disposti a mentire pur di salvaguardare l’immagine del loro paese. Le notizie negative vengono taciute o, se rivelate, fanno raramente la prima pagina dei giornali e non vengono mai amplificate, mentre gli aspetti positivi vengono messi in risalto, il contrario di ciò che accade da noi.
D’altronde sono ben consapevoli che il rispetto e la credibilità di cui gode una nazione si riflette su ciascuno dei suoi cittadini, perciò denigrarla agli occhi del mondo è una manifestazione di auto-lesionismo patologico. Ancora più disgustoso quando mira ad ottenere un vantaggio personale a scapito dei propri concittadini e del futuro dei propri figli, i quali dovranno faticare più degli altri per dimostrare di essere seri e affidabili quando, per lavoro o per affari, dovranno confrontarsi con professionisti di altre nazioni.

Quante volte abbiamo sentito dire che l’Italia occupa una pessima posizione nelle indagini internazionali. come OCSE-PISA, e che il sistema d’istruzione italiano è il fanalino di coda nella UE.

Bene, su questo sito dell’OCSE si possono mettere a confronto le perfomance dei vari paesi con l’Italia:

compare your country

Vi accorgerete così che i dati rivelano  che l’Italia, in realtà, è perfettamente in linea con i risultati degli altri paesi europei, e in alcuni casi li supera pure, mentre in testa svettano i paesi asiatici.

Un commento

  1. Accolgo volentieri questo interessante commento, che ho solo un po’ accorciato per motivi di spazio. Esso conferma quanto io, con la mia limitata esperienza, ho sempre detto: che cioè la scuola italiana è tra le migliori del mondo, come conferma il fatto che i nostri studenti, che magari in Italia hanno risultati mediocri o non riescono a superare certi esami, appena vanno all’estero diventano i primi della classe. Certo, se tutto deve misurarsi in base ai test a crocette – il peggior metodo valutativo che esista – può risultare diversamente, perché i nostri alunni non ci sono abituati.
    Ma questa falsa diceria secondo cui la nostra scuola sarebbe inferiore alle altre deriva, secondo me, dall’autolesionismo e dal disfattismo tipico di noi italiani, che siamo sempre disposti a denigrare il nostro Paese e a vedere ovunque solo male e corruzione. Gli altri paesi non si comportano affatto così, anzi sono nazionalisti e orgogliosi della loro identità nazionale: basti vedere cosa fanno in Svizzera, dove quella bandiera con la croce (un po’ bruttina, a dir la verità!) la infilano dappertutto, anche sui cassonetti dell’immondizia. Noi invece abbiamo perso del tutto il concetto di Patria, e basta nominarla perché qualcuno ti rida alle spalle… E forse tutto ciò deriva dal fatto che siamo stati dominati per secoli dagli stranieri, per cui continuiamo – noi che siamo il popolo più intelligente e creativo del mondo – ad aver bisogno di dominatori. Anche la dittatura economica dell’Europa e della Merkel vanno in questa direzione, ci hanno ormai tolto la sovranità nazionale senza che nessuno trovi un sussulto di orgoglio per reagire. E la colpa è nostra, perché siamo i primi a non stimare noi stessi

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