Psicopatici al potere

Ti sei mai chiesto perché al potere arrivano quasi sempre individui che sembrano esseri senz’anima, alieni calati sulla Terra da un pianeta sconosciuto?

Perché spesso lo sono. Anche se cercano di mimetizzarsi, sono davvero diversi; freddi, impenetrabili, incapaci di empatia. Non ridono mai di cuore, non si commuovono, non si fermano a guardare un tramonto, ad ascoltare una canzone, ad abbracciare qualcuno con trasporto. Non sanno cosa voglia dire vivere davvero. L’unica cosa che li eccita è dominare, controllare, vincere, anche quando non c’è nulla da vincere. Invece di cercare la condivisione, scelgono la sopraffazione.

Nascono così oppure lo diventano? Forse entrambe le cose. Spesso sono persone profondamente frustrate, intrappolate in un eterno bisogno di rivalsa, ossessionate da un costante senso di inadeguatezza che li spinge a cercare il riconoscimento che non sanno trovare in sé stessi. Per loro il potere è una forma di vendetta, uno strumento per pareggiare conti invisibili con il passato. Ma più ne ottengono, più ne vogliono. Non basta mai. Non li appaga. Andreotti sosteneva che “il potere logora chi non ce l’ha”, ma la verità è che logora ancora di più chi lo rincorre per riempire un vuoto. Il potere allora diventa una droga, un’ossessione. Quelli che lo inseguono senza sosta sono anime irrisolte, spesso disturbate, che anziché affrontare i propri demoni, li proiettano sul mondo. Narcisisti, sociopatici, psicopatici. Persone che avrebbero bisogno di terapia— e invece governano il mondo.

Un mondo abitato da miliardi di persone comuni che desiderano, semplicemente, vivere in pace. Gente normale, che cerca nei piccoli piaceri quotidiani la vera felicità: una cena con gli amici, una risata spontanea, un tramonto che toglie il fiato, l’abbraccio sincero di chi si ama. C’è chi vuole sentirsi utile, chi sogna di fare qualcosa che abbia davvero senso, chi coltiva speranze con passione e tenacia. E sì, capita a tutti di perdere la pazienza, di discutere, di arrabbiarsi. Ma poi si tira un sospiro, si riflette, si chiede scusa, e si fa pace. Perché, in fondo, la maggior parte di noi lo sa bene: la vita è troppo breve per sprecarla nell’odio e nel rancore.

Il vero paradosso è che questo mondo, pieno di vita e di umanità, è governato da chi non sa cosa significhi essere umano. Perché chi ama davvero la vita non si butta nei giochi di potere. Non vuole barattare la propria libertà per una poltrona. Non rinuncia alla propria anima per comandare. E così, ai vertici, rimangono sempre loro: i freddi, i vuoti, i calcolatori. Coloro che hanno fatto della manipolazione un’arte, dell’ambizione una religione. Sono abili, camaleontici. Sanno indossare maschere rassicuranti, sanno parlare il linguaggio del popolo quando serve, fingere compassione, promettere cambiamenti. Si nascondono dietro nobili intenti, dietro parole roboanti ma vuote, slogan lucidi e affascinanti. Sembrano difendere il bene comune, ma il loro unico vero interesse è il mantenimento del proprio potere. Sono attori esperti sul palcoscenico del consenso. Ma dietro le quinte, resta sempre lo stesso copione: controllo, dominio, strategia. Nessuna emozione, nessuna verità.

Ma quella è la loro giungla, non la nostra. Non dimenticarlo mai!

Non vale la pena combattere tra noi per idee che non ci appartengono, per alimentare l’ego tronfio di chi tira le fila nell’ombra, ben protetto da media compiacenti e da influencer da salotto. Loro non si sporcano le mani: lasciano che siamo altri a farlo al posto loro.

Non cascarci. Non lasciare che ti dividano da chi ti somiglia. La vera rivoluzione non è urlare più forte degli altri, ma restare umani in un mondo che prova ogni giorno a disumanizzarci.

E ricordarsi che loro, senza di noi, non sono nessuno.

La filastrocca del mondo

Il mondo è pieno di gente normale,

una grande famiglia,
che cerca soltanto un po’ di calore,
un po’ di gioia, un po’ d’amore.

Gente che apprezza piccole cose,
un buon caffè, le stelle vicine,
una cena fra amici, la musica in festa,
un tramonto dorato, la vita che resta.

Che litiga a volte, ma poi si consola,
ché il tempo è prezioso e la rabbia stona.
Che sogna, lavora, si dà da fare,
per un piccolo sogno da realizzare.

Ma in cima al mondo, tra scrivanie dorate,
ci son pochi tipi, menti complicate.
Non ridono mai per un bacio al mattino,
né per un dolce, né per un vino.

Non ballano mai con la radio accesa,
né ammirano l’alba, né odorano una rosa.
le piccole gioie non le sanno gustare,
a loro piace soltanto comandare.

Soverchiare, opprimere, mettere fretta,
giocare coi popoli come fossero marionette.
Assetati di potere, sempre affamati,
ma dei veri piaceri sempre privati.

I tanti normali, che son la maggioranza,
non han voglia di guerra né di arroganza.
Perché per guidare ci vuole ossessione,
e a chi ama la vita manca la tensione.

E allora si resta, così come si sta,
chi ama la pace, chi il mondo dominerà.
Una triste faccenda, che pare stonata:
chi cerca la gioia non prende la spada.

Ma forse un giorno, con voce gentile,
la gente normale cambierà le file.
E a forza di sogni, canzoni e risa,
spegnerà l’odio, accenderà i sorrisi.

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