La riserva aurea italiana è una delle più grandi riserve d’oro del pianeta.
Pochi lo sanno, ma il nostro paese detiene la quarta riserva aurea del mondo, dopo USA, Germania e Fmi. Qualcosa come 2.450 tonnellate di lingotti, pari a 110 miliardi di euro. Bankitalia potrebbe usarli per ridurre il debito e contrastare attacchi speculativi, ma non lo fa.
L’Italia ha tutti i mezzi per resistere alla crisi, a patto che voglia davvero farlo: deve cioè minacciare l’uscita dall’unione monetaria europea, che la sta strangolando. Lo sostiene l’inglese Ambrose Evans-Pritchard.
«Questo è esattamente il modo di pensare che dovrebbe attecchire negli Stati occupati dall’unione monetaria europea», dice il giornalista inglese, «e l’Italia è sotto occupazione da quando la Bce ha effettivamente rovesciato il governo eletto con il colpo di Stato del novembre 2011 – con la complicità attiva del presidente Napolitano, un ex stalinista che ha poi trasferito la sua mania ideologica nel progetto dell’Unione Europea».
Debito garantito con l’oro: il disegno è stato presentato lo scorso ottobre da Alessandro di Carpegna Brivio, amministratore delegato della Camperio Sim. Soluzione inevitabile? Tutt’altro, secondo Evans-Pritchard: «Basterebbe che il nuovo premier Enrico Letta dicesse all’Europa di andare a buttarsi a fiume», perché la “reflazione” – cioè la somma tra inflazione e recessione – se avvenisse in un solo paese violerebbe le regole dell’unione monetaria europea. «Ma è altamente improbabile che Mr. Letta lo faccia», essendo cresciuto nell’entourage di Romano Prodi e in particolare alla scuola di Beniamino Andreatta, l’architetto della “grande privatizzazione” che preparò lo smantellamento storico dell’industria pubblica italiana, il motore strategico dello sviluppo che faceva paura alla concorrenza francese e tedesca.