Non tutti sanno che l’Italia è oggi al primo posto in Europa per aiuti umanitari destinati a Gaza.
Dall’avvio del programma “Accoglienza e cure mediche”, a gennaio 2024, sono già stati ricoverati in ospedali italiani 196 bambini palestinesi, accompagnati dalle loro famiglie, per un totale di 658 persone. Si tratta di piccoli pazienti gravemente feriti o affetti da patologie complesse, impossibili da trattare nella Striscia. Grazie a voli umanitari coordinati dal Ministero degli Esteri, dalla Protezione civile e dalla Difesa, questi bambini sono stati accolti e curati nei migliori centri pediatrici italiani: dal Bambino Gesù di Roma al Gaslini di Genova, dal Papa Giovanni XXIII di Bergamo al Meyer di Firenze, fino a tante altre strutture regionali che hanno risposto con generosità. Per molti di loro, l’Italia ha rappresentato l’unica, concreta possibilità di salvezza.
Ma l’impegno non si ferma qui. Accanto ai più vulnerabili, l’Italia ha aperto le proprie università a giovani palestinesi con un programma di borse di studio: ad oggi sono 152 gli studenti che hanno potuto intraprendere un percorso accademico in decine di atenei italiani.
Sul piano degli aiuti materiali, l’Italia ha attivato un corridoio umanitario, basato su un meccanismo negoziato di passaggi controllati concordati con Israele, Egitto e organizzazioni internazionali. Non è un flusso libero e illimitato, ma è reale e operativo: attraverso questo canale sono stati inviati circa 2.300 tonnellate di alimenti, farmaci e beni essenziali, in collaborazione con il Programma Alimentare Mondiale (WFP) e la Croce Rossa. A questi si aggiungono 100 tonnellate di derrate consegnate con aviolanci in aree isolate e oltre 100 tonnellate trasportate con un ponte aereo tra la Giordania e la Striscia. Anche il mare è diventato via di solidarietà: navi partite da porti italiani hanno portato centinaia di tonnellate di beni, affrontando i rischi del blocco navale.
Alla luce di questi dati, è innegabile che l’Italia stia facendo molto più di quanto spesso si percepisce: milioni di euro stanziati, tonnellate di aiuti inviati ogni giorno, centinaia di vite salvate. Ma soprattutto, la capacità di coniugare emergenza e prospettiva: salvare i bambini malati e feriti, sostenere le famiglie in un momento di disperazione, dare ai giovani la possibilità di studiare. Sono azioni che vanno oltre le parole, testimonianza di una solidarietà concreta, che guarda al presente ma anche al futuro della popolazione palestinese.