Davvero l’umanità non potrà mai cambiare?

In un reportage, un giornalista inglese di The Guardian ha intervistato diverse persone di Tel Aviv, dove la vita scorre serena tra spiagge, bar affollati e night club, indifferenti al fatto che a pochi chilometri di distanza si stia consumando un genocidio ad opera del loro governo. Sembra che la maggior parte, tranne poche eccezioni, non provi alcuna empatia – o compassione – per quello che sta subendo la popolazione palestinese. Li considerano nemici e, in quanto tali, da eliminare, compresi i bambini: “perché un giorno diventeranno anche loro degli assassini”, spiega candidamente un giovane che tra pochi giorni partirà per il servizio militare.

Per loro, tutti i palestinesi sono Hamas, e il massacro del 7 ottobre è una ferita che non dimenticano e che non sanno – o non vogliono – perdonare. L’unico rimprovero mosso al governo è di non fare abbastanza per riportare a casa gli ostaggi. E i palestinesi? “Se la sono cercata.”

Ecco, se la sono cercata – se l’è cercata. Quella frase glaciale, ripetuta come un mantra, diventa un lasciapassare morale, un alibi per giustificare l’assenza di sentimenti umani.

Ma forse è sempre stato così: nei secoli bastava accusare di stregoneria donne innocenti per vederle ardere vive con l’approvazione delle folle. È bastato alimentare la paura del diverso per permettere al Ku Klux Klan di commettere atrocità inenarrabili. È bastato porre l’accento sul colore della pelle per legittimare schiavitù, segregazione e ingiustizie senza fine.

Oggi non è diverso, anzi: i social e i mezzi di comunicazione che avrebbero dovuto aprire le menti hanno finito per chiuderle ancora di più. Le persone non cercano la verità, ma soltanto ciò che conferma le proprie convinzioni. Gli algoritmi rafforzano queste gabbie, trasformando l’informazione in un’eco senza fine. Così l’odio diventa non solo accettabile, ma persino condivisibile, persino motivo di orgoglio.

La disumanizzazione del prossimo si ripete con una facilità sconcertante. Ieri con le streghe, con i neri, con gli ebrei. Oggi con i palestinesi. E domani? Non è difficile immaginarlo: perché ogni odio alimenta altro odio. L’indifferenza di oggi prepara le atrocità di domani.

Alla fine, resta una domanda agghiacciante: davvero l’umanità non potrà mai cambiare?

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