Gli animali diventano soggetti di diritto: pene più dure e carcere per chi li maltratta

Con un voto per alzata di mano e una larga convergenza trasversale, il Senato ha approvato in via definitiva una legge destinata a cambiare profondamente la normativa italiana sulla tutela degli animali. Il testo, a prima firma dell’onorevole Michela Vittoria Brambilla (Noi Moderati), non si limita a inasprire le pene per chi commette violenza sugli animali: introduce, per la prima volta, il riconoscimento formale degli animali come soggetti titolari di diritti.

È un cambiamento radicale di prospettiva. Finora la legge puniva chi maltrattava o uccideva un animale non per il danno inferto alla vittima, ma per il turbamento causato alla sensibilità umana. La nuova normativa, invece, sposta il fulcro della tutela giuridica direttamente sull’animale, riconosciuto come essere senziente e meritevole di protezione a prescindere da come viene percepito dagli uomini.

In Aula, molti esponenti della maggioranza hanno parlato di una vera e propria svolta culturale e giuridica: “Gli animali entrano finalmente al centro delle tutele giuridiche,” è stato detto, “e non sono più relegati ai margini, come oggetti del nostro affetto o della nostra compassione.”

L’Italia compie così un passo coraggioso verso una visione più empatica e responsabile del nostro rapporto con le altre specie. Non più oggetti da proteggere per convenienza o sentimentalismo, ma esseri da rispettare per ciò che sono: parte viva e sensibile del nostro mondo.

A segnare in modo concreto questo passaggio è la modifica del titolo IX-bis del Codice Penale, che da “Delitti contro il sentimento per gli animali” diventa “Delitti contro gli animali”. Una modifica lessicale, sì, ma dal forte valore simbolico e giuridico, che ribadisce la centralità dell’animale come soggetto di diritto.

Le pene previste dalla legge sono significativamente più severe: chi maltratta un animale potrà essere condannato fino a due anni di carcere, mentre l’uccisione con crudeltà o sevizie potrà costare fino a quattro anni di reclusione e multe fino a 60.000 euro. Sono inoltre previste aggravanti se i reati sono commessi alla presenza di minori, nei confronti di più animali o se diffusi tramite strumenti informatici.

La nuova legge introduce anche misure di civiltà: viene vietato l’uso delle catene per i cani su tutto il territorio nazionale e viene proibita ogni attività commerciale legata alle pellicce di gatti domestici. In più, durante un’indagine o un processo penale, gli animali coinvolti non potranno essere abbattuti né affidati a terzi, fino alla conclusione definitiva del procedimento, a garanzia della loro integrità e sicurezza.

“È una giornata storica,” ha dichiarato l’on. Brambilla. “Finalmente lo Stato riconosce che gli animali non sono oggetti, ma creature viventi, capaci di emozioni, dolore, paura. La legge sancisce un principio che dovrebbe essere ovvio, ma che oggi diventa finalmente diritto.”

L’approvazione di questa legge potrebbe avere effetti ben oltre l’ambito penale. Il riconoscimento degli animali come soggetti giuridici potrebbe aprire la strada a una revisione profonda di molte pratiche consolidate: dagli allevamenti intensivi alla sperimentazione, dalla caccia alla gestione degli animali domestici. È possibile che in futuro si profilino novità anche nel diritto civile, ad esempio per l’affidamento di animali in caso di separazione o per la loro inclusione nelle disposizioni testamentarie.

Il riconoscimento degli animali come soggetti di diritto potrebbe avere effetti anche nella regolamentazione degli spazi pubblici, come parchi e spiagge. Oggi, in molte località italiane, l’accesso degli animali – in particolare dei cani – è vietato per motivi igienico-sanitari o per prassi consolidate che li escludono a priori. Ma con questa nuova impostazione giuridica, che attribuisce agli animali una dignità propria, sarà più difficile giustificare divieti assoluti e indiscriminati. Si aprono così nuovi scenari di riflessione e potenzialmente anche di contenzioso, in cui i Comuni potrebbero essere chiamati a rivedere regolamenti troppo rigidi e a predisporre spazi adeguati per garantire il benessere e la libertà di movimento degli animali, in un’ottica di convivenza più equa e rispettosa per tutti.

Maltrattamenti di animali, al via il processo del caso che ha scosso la Spagna

Nel febbraio del 2012 l’organizzazione internazionale Animal Equality aveva diffuso uno scioccante video in cui si vedevano alcuni dipendenti di un allevamento nell’atto di uccidere delle scrofe con delle spade: poi “aprivano” l’addome e l’utero di una scrofa incinta


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