Yanis Varoufakis, co-fondatore di DiEM25 (Democracy in Europe Movement) ed ex ministro delle finanze della Grecia si affida alle pagine del quotidiano britannico The Guardian per esprimere la sua opinione:
La difesa dello status quo da parte di Sergio Mattarella ha assicurato il successo delle politiche razziste e populiste
L’Italia dovrebbe andare bene. A differenza della Gran Bretagna, esporta molto più nel resto del mondo di quanto non importi, mentre il suo governo spende meno (esclusi i pagamenti degli interessi) delle tasse che riceve. Eppure l’economia italiana è stagnante, la sua popolazione in stato di rivolta dopo due decenni sprecati.
Se è vero che l’Italia ha un serio bisogno di riforme, coloro che incolpano le inefficienze e la corruzione interne devono spiegare perché l’Italia è cresciuta così velocemente nel dopoguerra fino all’entrata nell’euro. Il suo governo e la sua politica erano più efficienti e virtuosi negli anni ’70 e ’80? Non credo.
La vera ragione per le difficoltà dell’Italia è la sua appartenenza a un’unione monetaria progettata male, l’eurozona, in cui l’economia italiana non riesce a respirare e i consecutivi governi tedeschi rifiutano di riformare.
Nel 2015 il popolo greco ha eletto un governo progressista ed europeista con il mandato di chiedere un nuovo accordo all’interno dell’eurozona. Nell’arco di sei mesi, sotto la guida del governo tedesco, l’Unione europea e la sua banca centrale ci hanno schiacciato. Qualche mese più tardi, mi è stato chiesto dal quotidiano italiano Corriere della Sera se pensavo che la democrazia europea fosse a rischio. Ho risposto: “La Grecia si è arresa, ma è stata la democrazia europea a essere ferita a morte. A meno che gli europei non si rendano conto che la loro economia è gestita da pseudo-tecnocrati non eletti e irresponsabili, che commettono un errore grossolano dopo l’altro, la nostra democrazia rimarrà un frutto della nostra immaginazione collettiva “.
Da allora, il governo pro-establishment del partito democratico italiano ha attuato, una dopo l’altra, le politiche richieste dai burocrati non eletti dell’UE. Il risultato è stato più stagnazione. E così, a marzo, un’elezione nazionale ha consegnato un’assoluta maggioranza parlamentare a due partiti anti-establishment che, nonostante le loro divergenze, hanno condiviso dubbi sull’appartenenza all’Eurozona e un’ostilità verso i migranti. Questo è il raccolto amaro di prospettive assenti e di speranza delusa.
Mattarella ha scelto di scontrarsi con la maggioranza assoluta dei parlamentrari per un motivo assurdo: la sua disapprovazione del ministro delle finanze designato. Perché? Perché il suddetto gentiluomo, pur essendo pienamente qualificato per il lavoro, e nonostante la sua dichiarazione di attenersi alle regole dell’UE, in passato aveva espresso dubbi sull’architettura della zona euro e auspicato un piano di uscita dell’UE nel caso in cui fosse necessario. Era come se Mattarella avesse dichiarato che la ragionevolezza di un futuro ministro delle finanze costituiva un motivo per la sua esclusione dal posto.
Ciò che colpisce è che non esiste un economista pensante in qualsiasi parte del mondo che non condivida la preoccupazione per l’architettura difettosa dell’eurozona. Nessun prudente ministro delle finanze trascurerebbe di sviluppare un piano per l’uscita dall’euro. In effetti, so bene che il ministero delle finanze tedesco, la Banca centrale europea e tutte le maggiori banche e società abbiano piani per la possibile uscita dalla zona euro dell’Italia, e anche della Germania. Mattarella ci sta dicendo che al ministro delle finanze italiano deve essere impedito di pensare a un piano del genere?
Al di là del suo fallimento morale nell’opporsi alla misantropia su scala industriale della Lega, il presidente ha fatto un grosso errore tattico: è caduto proprio nella trappola di Salvini. La formazione di un altro governo “tecnico”, sotto l’apparato dell’FMI, è un regalo fantastico per il partito di Salvini.
***
[…] (Democracy in Europe Movement) ed ex ministro delle finanze della Grecia si affida alle pagine del quotidiano britannico The Guardian per esprimere il suo […]
"Mi piace""Mi piace"