SANITA’ ITALIANA

SANITÀ ITALIANA 2° AL MONDO PER CAPACITÀ E QUALITÀ DI ASSISTENZA.

LO HA RILEVATO L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ nell’indagine che ha messo a confronto sistemi sanitari in tutto il mondo, ponendo l’Italia al secondo posto assoluto per capacità di risposta assistenziale dopo la Francia. Il confronto è stato effettuato tra gli indicatori di 191 paesi, tra cui: Gran Bretagna, Spagna, Stati Uniti, Germania.

La sanità pubblica italiana costa meno di quella dei nostri partner europei ed è giudicata tra le migliori del mondo.

http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=11523

Abbiamo inventato la parola malasanità e uno dei nostri sport nazionali è lamentarci di medici e ospedali, specie se pubblici. Ma se ci confrontassimo più spesso con gli altri Paesi scopriremmo che quello italiano è uno dei migliori sistemi sanitari al mondo. Lo dice l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms-Who), in una indagine che ha messo a confronto 191 paesi, e lo dicono gli inglesi del British Medical Journal (Bmj), giudici implacabili della sanità britannica e di quella altrui.

Nell’ultima classifica dei sistemi sanitari compilata dall’Oms, l’Italia si è piazzata seconda dietro la Francia. Secondo criteri internazionali accreditati (Nolte e McKee) il sistema sanitario italiano è al secondo posto nel mondo. Per il Bmj siamo “solo” terzi, ma davanti a noi ci sono Oman e Malta e la Francia è quarta. Pessima in entrambi i casi la performance degli Stati Uniti, superpotenza del pianeta e prima economia mondiale: nella classifica dei migliori sistemi sanitari, l’Oms mette quello americano al 37° posto, il British Medical Journal al 72°. (Diversi presidenti americani, tra cui Clinton e Obama, dichiararono di volersi ispirare all’Italia per la riforma della sanità americana e inviarono i loro esperti per studiare il metodo con cui aveva ottenuto eccellenti risultati a fronte di una spesa modesta.)

Il nostro SSN è il sistema che garantisce una speranza di vita tra le più alte al mondo (81,8 anni nel 2009, secondo posto dopo Giappone), due anni sopra la media OCSE. .

Le prossime conferenze dell’European Association for the Study of the Liver (EASL), in programma per fine giugno, si terranno in Italia. Non è un caso: in tutto il mondo gli italiani, primi per numero di studi pubblicati sulle riviste scientifiche di rilievo e presentati ai congressi internazionali, sono ritenuti leader nello studio e nella cura delle malattie del fegato.

Nella classifica dei 20 centri di eccellenza migliori per la cura di malattie cardiovascolari in Europa 7 sono italiani.

Ma c’è di più: è di questa settimana la notizia che in Italia il tasso di sopravvivenza dei malati di cancro è tra i più elevati d’Europa, mentre proprio in Gran Bretagna è inferiore alla media, come dimostra una ricerca condotta da Eurocare (si veda «Il Sole-24 Ore»). A pochi chilometri da Milano c’è il più importante centro di ricerca sui tumori d’Europa, il Nerviano Medical Sciences.

E’ pronto a difendere la qualità del sistema sanitario italiano anche il blog ItalianiaLondra.com, che lo confronta con quello britannico, concludendo che quello italiano è migliore. E per arrivare a questa conclusione cita anche la classifica delle classifiche, quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Purtroppo, in Italia tendiamo a pensare che l’erba del vicino sia sempre più verde e non riusciamo a vedere le eccellenze che abbiamo. E’ infatti opinione diffusa che in Italia la spesa pubblica in sanità sia altissima, ma non è così: in rapporto al Pil, l’investimento è dell’8,7%, quasi due punti meno della Francia (10,5%) e ben al di sotto di Germania e Svizzera, la cui spesa per la sanità è, rispettivamente del 10,9 e 11,2% del Pil. Le risorse, anche se inferiori a quelle erogate in altri Paesi, ci sono e danno ottimi risultati.

Eppure gli italiani soddisfatti per la qualità dei servizi sanitari, secondo un recente sondaggio Ue in materia, sono appena il 54%, rispetto all’87% degli inglesi e al 91% dei francesi.

Secondo la stessa indagine Ue, solo il 34% degli italiani giudica di buona qualità l’ospedale e il pronto soccorso, il 43% il medico di famiglia, il 32% gli ambulatori.

In conclusione, come accade spesso quando si confrontano le percezioni con i dati, lo scostamento è grande. Anzi, i dati ribaltano le conclusioni alle quali si giunge attraverso le valutazioni degli utenti italiani.  Il sistema sanitario italiano non è perfetto, ma poggia su basi solide ed è uno dei migliori al mondo.

Il Servizio Sanitario Nazionale è spesso stato al centro di scandali veri e presunti, e gode mediamente di una reputazione piuttosto cattiva. Ma va davvero così male? Ci sono varie ragioni per pensare che le critiche siano in molti casi esagerate. Il pubblico in generale ama gli scandali: il buon funzionamento delle istituzioni “non fa notizia”. Inoltre chi riceve dallo stato un servizio pubblico di buona qualità ritiene di aver ricevuto soltanto quello che gli spetta e, salvo rari casi, non si sente tenuto a dichiarare pubblicamente la sua soddisfazione; invece chi riceve un servizio inadeguato scrive ai giornali e, se può, cita in giudizio l’istituzione. Infine, molti misurano la qualità del servizio pubblico sul metro della loro idea di perfezione piuttosto che attraverso il confronto con i servizi dei paesi vicini; ed è ovvio che nessuna istituzione terrena è all’altezza di una aspettativa simile. Ho fatto una piccola ricerca sul web non per difendere errori sanitari o ruberie politiche, ma per vedere come se la cava il nostro scassatissimo Ssn nelle valutazioni delle agenzie internazionali.

Cominciamo dai costi: la sanità (sommando pubblico e privato) costa agli italiani il 9,5% del Pil (dato 2010, secondo la banca dati dell’Oecd), assai meno di quanto non costi ai francesi (11,6%) o ai tedeschi (11,6%) e quasi la metà che ai cittadini statunitensi (17,6%). I dati espressi in percentuali di Pil vanno presi con cautela: infatti il Pil italiano, assoluto e pro capite, è inferiore a quello francese, tedesco e statunitense. Se il calcolo viene rifatto in termini assoluti e tenuto conto del potere d’acquisto l’Italia spende per la sanità l’equivalente di 3.137 $ all’anno per ogni cittadino, a fronte di 3.978 per la Francia, 4.218 per la Germania e di un incredibile 7.960 per gli Usa (il sito Oecd elenca naturalmente anche molte altre nazioni; dati molto simili si possono leggere sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). Due conclusioni: la sanità italiana, quasi interamente pubblica, pur costando molto, costa i tre quarti di quella francese o tedesca e meno della metà di quella Usa (prevalentemente privata). Un sistema basato sul pubblico è molto meno costoso e quindi molto più efficiente in termini di costi/benefici di uno basato sul privato.

Come vanno le prestazioni della sanità italiana? Rispondere a questa domanda è difficile ma cruciale perché se spendessimo i tre quarti dei francesi o dei tedeschi per avere prestazioni nettamente inferiori avremmo fatto un cattivo affare. Purtroppo però gli indicatori della qualità del servizio sanitario non sono anequivoci; bisogna un po’ accontentarsi dei dati disponibili. Nel World Health Report del 2000, l’Oms classificava il nostro servizio sanitario come secondo per qualità in tutto il mondo, preceduto solo da quello francese. Questo dato forse dice poco, e qualcuno potrebbe chiedersi cosa significhino queste classifiche e su quali dati siano basate. Un dato globale certamente rilevante è l’aspettativa di vita della popolazione generale: 82 anni per l’Italia, 81 per la Francia, 80 per la Germania, 78 per gli USA (dati per il 2008 dal report OMS 2010). Certamente l’aspettativa di vita dipende anche da fattori diversi dal servizio sanitario disponibile: etnici, nutrizionali, igienici, etc. La mortalità neonatale è forse un indice più sensibile alla qualità dell’assistenza sanitaria disponibile, almeno nei paesi più ricchi, nei quali tutti i bambini nascono in strutture sanitarie e ricevono assistenza se necessario: Italia 0,2%; Francia 0,2%; Germania 0,3%; USA 0,4% (dati OMS). Come riferimento si può considerare che nei paesi meno sviluppati l’aspettativa di vita è nell’ordine dei 50-60 anni e la mortalità neonatale può superare il 4%.

Un parametro certamente molto indicativo della qualità del servizio sanitario è l’aspettativa di vita media dopo la diagnosi di una malattia grave. C’è un importante studio multinazionale europeo sulle statistiche di sopravvivenza degli anziani dopo le diagnosi oncologiche, pubblicato su European Journal of Cancer , Volume 42, 2006, pp. 234–242; l’articolo è qui disponibile.

La sopravvivenza per i casi di tumore dello stomaco dopo 5 anni dalla diagnosi nel periodo 1990-1994 risultava: Italia 22%; Francia 20%; Germania 28%; intervallo di variazione complessivo per tutte le nazioni studiate: 9-28%. Per il tumore del colon: Italia 51%, Francia 55%, Germania 54%, intervallo 25-55%; per il tumore del polmone: Italia 9%, Francia 14%, Germania 10%, intervallo 4-14% (essendo questo uno studio europeo, non sono riportati dati per gli USA). Una caratteristica interessante della tabella dalla quale prendo questi dati è che i 19 paesi europei analizzati sono elencati in ordine decrescente della spesa sanitaria pro-capite e l’Italia è decima, la Germania e la Francia rispettivamente seconda e terza. Conclusioni? La Francia e la Germania su questa statistica ottengono i risultati migliori in Europa, ma l’Italia è molto prossima, nonostante un investimento molto inferiore.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/14/va-poi-cosi-male-servizio-sanitario-nazionale/469071/

Riporto qui un commento all’articolo citato: “ho vissuto in Gran Bretagna, in Svizzera e in Danimarca e posso confermare che il nostro sistema sanitario è di gran lunga il migliore. Certo, non è infallibile, qualche errore o disservizio può capitare, ma laddove all’estero lo accettano come un fatto fisiologico in Italia protestano subito e bocciano l’intero sistema. Gli italiani sono un popolo di incontentabili lamentosi ed esterofili, sono autolesionisti in maniera quasi patologica. Alcuni sostengono che si tratta di obiettività ma in realtà è la peggiore piaga del nostro paese perché conduce al disfattismo. Nessun altro popolo si comporta in questo modo.”

7 commenti

  1. I medici italiani sono i migliori al mondo, questo non significa che sono infallibili, possono sbagliare ma invece di metterli alla gogna per un solo errore commesso bisognerebbe pensare a tutte le vite che hanno salvato. Ma questi sono gli italiani purtroppo: lamentosi, incontentabili e anche ingrati.

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  2. La realtà italiana è ancora migliore, dove la sanità funziona. Quei dati sono infatti la media nazionale di regioni dove la sanità è eccellente, assai più che in Francia o Germania, e di regioni dove è pessima (purtroppo è facile indovinare quali).

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  3. perchè parlare sempre male del sistema sanitario nazionale ? perchè sennò come farebbero a giustificare il passaggio al privato ? studiate chi sono gli azionisti dei maggiori giornali italiani e capirete molto bene perché c’è una campagna continua e forsennata contro il sistema sanitario nazionale e specialmente nella sua componente pubblica. Ci provano sempre. La differenza sostanziale e che nel pubblico trovi un ps, una rianimazione, una sala operatoria, un laboratorio analisi con tutti i professionisti (rianimatori, infermieri, chirurghi, anestesisti, ferristi, biologi, tecnici di radiologia) presenti o reperibili. Nella sanità privata vai a operarti magari dallo stesso medico che ti ha visitato nell’ambulatorio dell’ospedale pubblico e che, se combina qualche fesseria o hai una complicanza, ti riporta nell’ospedale pubblico dove ci sono i professionisti di prima.

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  4. Forse il problema del SSn e’ la estrema dispersione dei livelli qualitativi sul territorio e, talvolta, anche all’interno della stessa struttura. Per conoscenza diretta ho sperimentato prestazioni (e impiego di tecniche) che non hanno nulla da invidiare alle clniche VIP americane, e anche situazioni da stabulario del 3.o mondo.

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